venerdì 26 dicembre 2014

ROY LIECHTENSTEIN


DIANE ARBUS


IL LAVORO MINORILE

Fonte: "Lavoro infantile”, da wikipedia

Il mondo del lavoro presenta gravi problemi. Uno dei maggiori è, senza dubbio, lo sfruttamente minorile. Il lavoro minorile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15 anni in tutto il pianeta.

In Italia, basta guardarsi un po' intorno per vedere che molti bambini lavorano. Di solito svolgono il loro lavoro in aiuto ai genitori, per esempio nella gestione di bar, ristoranti, distributori di carburante, pizzerie; ma spesso lavorano anche fuori dall'ambito familiare. Un'indagine afferma che in Italia lavorano circa 490.000 minori.

Le aree mondiali principalmente interessate dal lavoro minorile sono, però, i paesi in via di sviluppo o non sviluppati, quali: Asia, Oceania, Europa dell'Est, (soprattutto i paesi dell'estremo est dell'Europa), Africa e America del Sud, ma soprattutto Colombia e Brasile. Nel mondo circa 200 milioni di minori lavorano, spesso a tempo pieno, e sono privati di un’educazione adeguata, una buona salute e del rispetto dei diritti umani fondamentali.
Di questi, circa 126 milioni ― ovvero 1 ogni 12 bambini al mondo ― sono esposti a forme di lavoro particolarmente rischiose, che mettono in pericolo il loro benessere fisico, mentale e morale. Inoltre circa otto milioni di minori sono sottoposti alle peggiori forme di lavoro minorile: la schiavitù, il lavoro forzato, lo sfruttamento nel commercio sessuale, nel traffico di stupefacenti e l’arruolamento come bambini soldato in milizie.
L'inizio di questa terribile disgrazia fu con l'avvento della rivoluzione industriale, quando il lavoro minorile venne sfruttato su larga scala nelle fabbriche, soprattutto tessili, dove i bambini lavoravano fino a 15 ore al giorno e venivano pagati così poco da non poter comprarsi il cibo.

Il paese più colpito è il Ghana, dove sono sono 750.000 i maschi tra i 5 ed i 14 anni di età che lavorano, mentre le femmine sono 660.000 per un totale di 1.410.000 minori che lavorano.
La responsabilità del lavoro minorile va attribuita in primo luogo alla povertà. Le famiglie dedite all’agricoltura, infatti, spesso non hanno abbastanza soldi per allevare tutta la prole, molti nuclei familiari sono composti, infatti, da 10 o più bambini, essendo diffusa la poligamia, così che alcuni bambini finiscono a lavorare nei campi o vengono venduti ai trafficanti, dato che in questa zona il commercio di bambini è ritenuta un’attività molto redditizia.

I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano. In agricoltura i bambini vengono impiegati nei piccoli orti familiari, oppure dalle multinazionali nelle agricolture di piantagione come braccianti. Nell'industria invece i ragazzi, generalmente fra i 7 e i 15 anni, vengono impiegati per produrre oggetti tessili, per tappeti, per palloni o scarpe.
Un gravissimo aspetto di questo sfruttamento è la prostituzione minorile, una forma di schiavitù che si connota come abuso di minori a scopo sessuale, un fenomeno che sta assumendo i contorni di una vera e propria piaga a livello mondiale. Ormai in tutti i paesi dall'Estremo Oriente all’America Latina, all’Europa, la prostituzione infantile sta toccando livelli allarmanti, coinvolgendo centinaia di migliaia di bambini e adolescenti, costretti al commercio sessuale da organizzazioni clandestine che ne gestiscono i proventi. Le forme di prostituzione infantile sono generalmente due: lo sfruttamento all'interno delle case chiuse, in cui finiscono i bambini venduti direttamente dalle loro famiglie e la prostituzione che avviene in strada, dove bambini e adolescenti vendono prestazioni sessuali in cambio del minimo indispensabile per sopravvivere.
In Italia, la prostituzione minorile riguarda in primo luogo i minori stranieri condotti sul territorio nazionale dalla criminalità organizzata e bambini o adolescenti, appartenenti a famiglie in condizioni sociali, economiche e culturali fortemente disagiate, che utilizzano la prostituzione come strategia di sopravvivenza per sé e per il proprio nucleo familiare.

Bambini soldato: Il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato sono una delle più pesanti violazioni delle norme che regolano i diritti umani nel mondo. Più di 300.000 minorenni sono impiegati nelle forze armate di tutto il mondo. La maggior parte dei bambini soldato ha un’età compresa fra i 15 e i 18 anni ma ce ne sono anche di 10 e quest’età si sta pericolosamente abbassando sempre più. Il rapporto presentato tempo fa a Maputo (città dell’Africa) parla di 120 mila soldati con meno di 18 anni.
Questo tipo di sfruttamento avviene soprattutto in Africa e in Asia, ma è esistente anche in America ed Europa. Negli ultimi 10 anni questo problema ha interessato 25 paesi, dove è stata registrata la presenza di bambini soldato; alcuni sparano, altri ancora trasportano armi e mine. Si registrano anche molti casi di donne e ragazze (in Etiopia costituiscono il 25 e 30%) che entrano nelle forze armate di opposizione.


Il primo tentativo di arginare il problema dello sfruttamento del lavoro minorile si registra con la Convenzione sull'età minima stilata dalla Conferenza internazionale del Lavoro del 1919. Nel 1924 la Quinta Assemblea Generale della Società delle Nazioni adotta la Convenzione di Ginevra o Dichiarazione dei diritti del bambino. Il 20 novembre 1989, con l'approvazione da parte dell'ONU della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, vi è un tentativo di arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile.
Viene infatti stabilito che i bambini hanno il diritto "di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso". Per fermare lo sfruttamento minorile sono state promosse iniziative come la promozione di marchi commerciali (Fair Trade) che garantiscano che un determinato prodotto non sia stato fabbricato utilizzando manodopera infantile.
Questi programmi, pur essendo mossi da buone intenzioni, non creano alternative ai bambini attualmente occupati, che si ritrovano così costretti a indirizzarsi verso altre attività produttive, nella maggior parte dei casi più pericolose. Nonostante i numerosi provvedimenti attuati, i bambini vittime di schiavitù e privati di una buona infanzia sono ancora molti.
Lavoro minorile nelle cave: Nel mondo sono circa un milione i bambini che attualmente lavorano in cave e miniere. Lo sostiene l’ILO (Organizzazione internazionale del Lavoro).
Nonostante gli sforzi che vengono fatti in molti paesi per eliminare questa pratica, i bambini minatori sopravvivono ancora in varie parti del mondo; il lavoro minorile è diffuso soprattutto nelle miniere e nelle cave a
cielo aperto di piccole dimensione di continenti quali l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Qui i bambini lavorano nell'estrazione e nella trasformazione di metalli e minerali, compresi oro, argento, ferro, stagno, smeraldi, carbone, cromo, marmo e pietra.
Il lavoro in miniere e cave mette a rischio la salute, la sicurezza e il futuro dei bambini. Infatti il suolo, l’acqua e l’aria possono essere contaminati da mercurio tossico o da altri metalli pesanti.
Le miniere, mantenute in pessime condizioni rischiano continuamente di crollare. In determinati ambienti rischio delle esplosioni accidentali è costante.
I bambini minatori, infine, sono sottoposti a sforzo fisico eccessivo, ciò causa loro stanchezza cronica, nonché danni alla schiena e ai muscoli.
Lavoro nei paesi sviluppati: sfruttamento minorile
Ebbene sì… Anche in Occidente si può parlare di sfruttamento minorile. Il Governo, infatti, aveva detto che i minori non possono partecipare agli spot televisivi, ma siamo comunque bombardati ogni giorno da Aziende di ogni tipo che utilizzano i bambini per reclamizzare i loro prodotti. Bambi croissant, Barilla gran sugo, Dixan detersivi , Dash detersivi … Questi sono solo alcuni esempi di aziende che UTILIZZANO bambini per pubblicizzare il loro prodotto.

DIANE ARBUS


IL LAVORO


Caduti del lavoro
Con il termine “caduti del lavoro” sono chiamati i morti per incidenti sul lavoro. Questi lavoratori vengono spesso ricordati con questo termine anche nelle strade e nelle piazze d'Italia a loro dedicate.

All'interno del movimento operaio italiano, a partire dagli anni sessanta, si è diffuso il termine
omicidi del lavoro per indicare con nettezza le responsabilità dirette dei sistemi di produzione delle economie industrializzate rispetto alle scarse condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, causa diretta di migliaia di morti che si verificano ogni anno nel mondo, specialmente nel settore edilizio, nelle miniere e nel settore siderurgico.
Incidenti sul lavoro in Italia
Varie statistiche, a cura di prestigiosi istituti internazionali, sono volte a determinare il numero di incidenti, mortali e non mortali, e le malattie professionali, legati all'attività lavorativa. Scorrendo le statistiche è possibile fornire alcuni numeri, che in genere si suddividono per le seguenti quattro categorie: incidenti mortali, incidenti con danni permanenti, incidenti con danni temporanei e malattie professionali.

Incidenti mortali sul lavoro ogni anno
L'ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12.000 bambini. Il numero di morti in Italia nel 2007 è di 1260. Questa cifra è andata continuamente diminuendo dagli anni sessanta ad oggi, ma l'andamento di questa riduzione è meno confortante che in altri Paesi industrializzati. Tra il 1995 e il 2004, infatti, gli infortuni mortali nell’Unione Europea sono diminuiti, in media, del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa.


Incidenti con danni permanenti ogni anno
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili, e danni alla salute che non sono mai guaribili completamente: in sintesi nel dopoguerra si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno in Italia con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni all'anno registrati negli anni '80. Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere e negli ultimi 10 anni sono di nuovo aumentati ad oltre 30.000 infortuni all'anno in Italia.

Incidenti con danni temporanei ogni anno
Si tratta degli infortuni meno gravi, solitamente guaribili in un periodo di tempo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi. L'ordine di grandezza è di circa 270 milioni incidenti all'anno nel mondo. In Italia si parla di circa 600.000 incidenti con danni temporanei all'anno.

Malattie professionali ogni anno
I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni anno. La statistica delle malattie temporanee è piuttosto aleatoria, in quanto i criteri di controllo sanitario e di monitoraggio variano nel corso del tempo. Indicativamente in Italia si registrano oggi (dal 2000 al 2005) circa 25.000 malattie professionali di vario tipo registrate dall'INAIL.


Lavoro in miniera
Il minatore è uno dei mestieri più pericolosi del mondo. Andare a lavorare in miniera significa infilarsi in un buco ogni mattina e rimanerci per dieci, dodici ore; significa martellare sulle pietre con picconi o martelli pneumatici fino ad assordarsi; significa respirare le polveri sottili dei minerali frantumati e finire per ammalarsi ai polmoni di silicosi, e ancora significa rischiare la vita per l'esalazione di gas striscianti e inodori come il grisù, oppure per i crolli delle gallerie.
In Italia, le numerose miniere che bucherellavano il nostro territorio dalla Liguria, al Friuli, alla Sardegna sono state chiuse e molti uomini sono rimasti senza lavoro. Questo è stato la causa di proteste, come quella dell’agosto del 2012, dove oltre un centinaio di minatori ha iniziato un’occupazione dell’ultima miniera di carbone rimasta in Italia, la miniera Carbosulcis, che si trova sulla costa sud-occidentale della Sardegna.
Disoccupazione
La disoccupazione è un problema diffuso e sentito dalla popolazione, colpisce tutti, sia quelli che hanno sempre lavorato, sia quelli che stanno cercando di entrare nel mondo del lavoro, dopo aver conseguito un diploma o una laurea.

E' una realtà difficile da accettare, psicologicamente produce stress e perdita della propria autostima, ma purtroppo è quella che stiamo vivendo da parecchi anni a questa parte, senza riuscire a migliorare la situazione. Alcuni però non vogliono adattarsi alla situazione, non vogliono abbandonare il proprio posto di lavoro senza lottare: da questo sentimento nascono manifestazioni e scioperi, due delle forme più importanti di protesta per i lavoratori di tutto il mondo.

YVES SAINT LAURENT


LA SOCIETA' DELLE COMUNICAZIONI

I sistemi delle comunicazioni dell'antichità
L'uomo ha utilizzato vari sistemi per comunicare a distanza, fin dai tempi più antichi; oppure sono stati utilizzati sistemi per conservare le informazioni ( come i papiri o le tavolette di terracotta incise).
Nella Roma antica, esisteva un efficiente servizio postale, era stato creato un sistema di trasmissione di messaggi, su grandi distanze e velocemente, utilizzando segnali luminosi con una rete di torri; esistevano anche gli "acta diurna" ( specie di giornali).
Nel 1400, grazie a Gutemberg, fu inventata la stampa a caratteri mobili. Nei secoli succcessive, specialmente negli ultimi due secoli, ci sono state una serie di innovazioni tecnologiche: il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione, il cinema e internet che permettono una comunicazione più semplice e scorrevole.
Questo sviluppo delle varie tecnologie è dovuto a fattori tecnologici ( l'invenzione) , culturali ( l'utilizzo da parte della gente del mezzo inventato) ed economici ( gli investimenti necessari a produrre il mezzo). Per esempio la stampa e la sua diffusione nel XIX è legata all'alfabetizzazione, all'esplosione scolastica e a progetti economici che guardano a guadagni economici e di prestigio.
I sistemi delle comunicazioni oggi
Negli ultimi decenni c'è stato un cambiamento complesso di civiltà, una importante trasformazione tecnologica – culturale legata alla diffusione e l'utilizzo dei mezzi per comunicare.
Possiamo sintetizzare questi cambiamenti in sei punti:
1- grande diffusione dei mezzi per comunicare;
2- larga accessibilità, in quanto a basso costo;
3- grande sviluppo di telecomunicazioni, comunicazioni di massa e una maggiore facilità dei trasporti;
4- si è creata una nuova mentalità: c'è una grande richiesta di informazioni - giornali, libri, viaggi, telefono;
5- si sono allargati gli orizzonti della comunicazione: riceviamo informazioni su fatti lontani e di ogni tipo;
6- circolazione ogni giorno di una enorme massa di informazioni.

I fattori determinanti per la creazione della società delle comunicazioni 
I fattori sono diversi, vediamo qui di seguito. Intanto l'esplosione scolastica: la maggiore scolarizzazione porta una maggiore richiesta di informazioni e una maggior capacità di utilizzo delle tecnologie. Poi l'industrializzazione, che permette una migliore circolazione di informazioni e di merci. Il capitalismo, che porta a forti investimenti nelle comunicazioni e infine l'affermarsi di un'ideologia della comunicazione.
Una frase famosa è quella citata da P. Worsley nel 1984 " La società umana non è mai esistita prima di oggi ". Frase che ci riporta ad un pensiero comune : noi tutti viviamo in un grande scenario: lo scenario creato dalla GLOBALIZZAZIONE, che è costituita dall' integrazione economica, politica e culturale dell'umanità, o almeno di una buona parte di essa ( soprattutto Europa, Nord America e parte dell' Asia).
Il sistema delle comunicazioni
Il sistema delle comunicazioni è gestito da gruppi economici dei paesi avanzati. Per esempio l'editoria, il cinema, il materiale televisivo e le agenzie di informazione sono per lo più gestite dagli Stati Uniti.
Lo squilibrio sul controllo delle informazioni e sulla possibilità di informarsi, però, tra i vari paesi è evidente ( specialmente perchè molte zone del mondo sono escluse dal processo o esiste una forte analfabetizzazione oppure non esisteno le risorse economiche per potervi partecipare; ad esempio moltissimi paese dell'Africa), si è infatti parlato di imperialismo delle comunicazioni e della diffusione di una cultura consumistica occidentale.
Ora però, c'è in parte un declino dell'informazione, in quanto si sta sempre di più comunicando solo per passatempo. Per esempio si utilizza il telefono solo per sfogo o intrattenimento, la maggiore diffusione dei settimanali sui quotidiano, le trasmissioni solo per far spettacolo. Ovviamente tutto ciò porta ad un'accentuazione delle disuguaglianze tra sub-informati e super- informati, ad un'accentuazione delle differenze tra paesi avanzati e in via di sviluppo e infine ad una imposizione di chi sa di più su chi sa di meno. Così abbiamo una perdita della democrazia.
I mass media costituiscono un'agenzia culturale che produce e diffonde conoscenze.
Le caratteristiche di questa agenzia sono:
- è ISTITUZIONALIZZATA: complesso organico di norme che coordina individui e gruppi diversi;
- è ORGANIZZATA: utilizza materiali e supporti intellettuali imponenti;
- è INSERITA NEL TESSUTO SOCIALE: chi detiene il controllo dell'informazione ha legami in alto ( governo, gruppi di potere) e in basso ( pubblico);
- SI RIVOLGE AD UN PUBBLICO VASTO, ETEROGENEO E ANONIMO;
- TRATTA OGNI TIPO DI CONOSCENZA, in forma nè troppo profonda nè troppo superficiale
- MEDIA TRA REALTA' ED ESPERIENZA DIRETTA: ci informa su fatti, ma li filtra, li interpreta, spingendoci ad agire o a pensare in una certa direzione, introducendo forti distorsioni;
- L'ACCESSO E' LIBERO, A BASSO COSTO;
- I media costituiscono una PRESENZA COSTANTE, a cui quasi nessuno può sottrarsi.



YVES SAINT LAURENT


LA DEVIANZA


La devianza è la violazione delle norme sociali, funzionali alla società e alla sua organizzazione.
In genere le norme sociali sono costantemente violate dalla gente, quindi si cerca, tramite la socializzazione e l’uso di punizioni o ricompense, di controllare l’osservanza delle norme.
La devianza è relativa, cioè nessun atto è deviante in sé, ma dipende da status, luogo e situazione. Alcune devianze sono tollerate, alcune sono considerate  offensive, altre ampiamente  disapprovate e punite (uso di droga, uno stupro, omicidio).

Le teorie della devianza
Sono state formulate diverse teorie riguardo la devianza, vediamo di seguito.
Teoria sui fattori biologici: secondo Lombroso ( uno studioso italiano del XIX sec.) alcune persone hanno delle caratteristiche fisiche che permettono di riconoscere in loro il criminale, per una tendenza alla regressione animale.
Altre spiegazioni più recenti, legate alla genetica, riscontrano in un gran numero di criminali il disordine dei cromosomi (XXY). Queste spiegazioni sono però insufficienti a spiegare per quale motivo alcune persone deviano, oppure la devianza non violenta, come la truffa o l'evasione dalle tasse.

Teoria dell’etichettamento: l’individuo viene riconosciuto ed etichettato come deviante e automaticamente in pubblico si comporta come tale, non dovendo più nascondersi. In pratica, l'etichettamento produce o rafforza la devianza.

Teoria sulla trasmissione culturale: nel momento in cui il comportamento deviante è presente come modello culturale in un gruppo, viene trasmesso ai nuovi arrivati e ai giovani (ad esempio cattive compagnie o nei quartieri degradati).

Teoria dell’anomia: è sostenuta da Durkheim e da Merton. Secondo Durkheim, l’anomia è una condizione di confusione che si ha negli individui e nelle società quando le norme sono deboli, o in conflitto, o mancano. Di conseguenza gli individui non hanno direttive per orientare il loro comportamento e quindi la società tende a disgregarsi.
Secondo Merton, si ha invece l’anomia nel momento in cui c’è uno squilibrio tra i mezzi approvati e i fini approvati (un esempio è dato dall’uso di imbrogli per ottenere il successo).

Gli effetti della devianza
La devianza ha effetti sia positivi che negativi. Nel primo caso:
segna il limite tra il lecito e l‘illecito; riafferma l’unità del gruppo contro i devianti; rappresenta una valvola di sfogo al malcontento sociale (se accade di deviare di tanto in tanto); mostra che alcune leggi sono inapplicabili ( in quanto nessuno le rispetta o può rispettarle);
apre la strada al nuovo (ciò che è considerato deviante oggi potrebbe non esserlo in futuro).
Gli effetti negativi sono:
disgregazione dell’ordine sociale, quindi sono necessarie enormi spese per controllarla;
diminuisce la fiducia tra la gente, porta a cattivi esempi, difondendo sempre più la devianza ela corruzione.



UMBERTO BOCCIONI


LA FAMIGLIA


La famiglia è l'istituzione più importante, più antica ed è l'unità sociale fondamentale.
    E' destinata a scomparire?
Le cause, che lasciavano e lasciano presagire questa prospettiva, sono: crescita del numero dei divorzi, i figli illegittimi, le nuove esperienze ed unioni diverse dal matrimonio e il nuovo ruolo della donna nella società.

Caratteristiche generali:
  1. Gruppo di individui imparentati;
  2. I componenti vivono insieme per lunghi periodi:
  3. I membri adulti hanno la responsabilità dei piccoli;
  4. I membri formano un' unità economica e producono beni e servizi; però oggi questo aspetto sta scomparendo e, generalmente, una famiglia è un'unità di consumo.

Origine della famiglia:
Bisogni Biologici: La donna è fertile tutto l'anno, ciò permette il crearsi di legami di lunga durata, non solo contatti occasionali.
Cure dei piccoli: I piccoli per sopravvivere necessitano di anni di protezioni e cure, che possono essere fornite meglio da due genitori, piuttosto che dà uno solo.
Dipendenza della donna: Temporanea durante la gravidanza e l'allattamento, poi ancora presente per le cure ai piccoli.
Da questi fattori nasce un Modello Universale:
  1. La donna a casa che alleva i piccoli
  2. L'uomo che lavora fuori casa e difende
Matrimonio: Unione stabile e riconosciuta (contribuisce al crearsi della famiglia).
Parentela: Tessuto sociale di congiunti in cui si colloca la famiglia.

La prospettiva funzionalista
Secondo la prospettiva funzionalista la famiglia svolge alcune importanti funzioni all'interno della società:
  1. Regolamentare il comportamento sessuale: stabilisce dove, come e con chi devono accoppiarsi i membri della società.
  2. Consente il ricambio generazionale con i nuovi nati.
  3. Socializzazione: riproduzione di norme e cultura.
  4. Cure e protezione: sostegno economico e affettivo ai membri, specialmente i più piccoli.
  5. Collocazione sociale: acquisizione di una serie di status.

La prospettiva del conflitto
La prospettiva del conflitto ha dato una visione pessimistica della famiglia:
la famiglia riprodurrebbe in piccolo le forme di oppressione sociale, i rapporti tra coniugi vedono la donna oppressa, quasi una proprietà del marito; lo stesso si può dire per i figli in rapporto al padre. Questo è stabilito spesso anche dalle disposizioni di legge, che sanciscono la posizione asimettrica.
C'è stato, però, nel secolo scorso, almeno in Occidente, uno sviluppo dei diritti della donna e una modificazione del diritto di famiglia in senso paritario.
( In Italia, solo nel 1975, si è conseguito il Nuovo Diritto Di Famiglia)

Modelli familiari
Tutte le società considerano il proprio modello familiare come il più perfetto o giusto;
gli altri sono considerati immorali o stravaganti. Praticamente impossibile trovare punti in comune a tutti i modelli familiari umani, però tutte le società rifiutano l'incesto, a parte rarissimi casi.

  • Il tabù dell'incesto garantisce:
  1. Minore rivalità tra i membri.
  2. Impedisce la confusione nei ruoli (chi è il padre/figlio/madre..).
  3. Incoraggia i nuovi legami fuori dalla famiglia di origine, quindi apre a possibili alleanze sociali ed economiche più larghe.
Forme di matrimonio:
Monogamico (una moglie, un marito)
Poligamico (più mogli o più mariti)
  • Poliginia (uomo con più mogli)
  • Poliandria (donna con più mariti)

Ci sono più società con poliginia, ma la maggioranza degli uomini ha una sola moglie perché non ci sono donne sufficienti.
  • Esogamia (sposarsi al di fuori del gruppo)
  • Endogamia (sposarsi solo nel gruppo)

Forme di famiglia:
Estesa (con più generazioni)
Nucleare (genitori + figli)

Schema di Peter Laslett:
  1. Famiglia Semplice (nucleare).
  2. Famiglia Solitaria ( un individuo).
  3. Famiglia senza struttura coniugale (rapporti di parentela vari e non sono sposati).
  4. Famiglia Estesa ( coniugi e parenti vari).
  5. Famiglia Multipla (2 o più famiglie).

Forme di autorità (Stabilite da norme sociali e leggi)
Patriarcale: comanda il marito.
Matriarcale: comanda la moglie (forma estremamente rara o leggendaria).
Ugualitaria: si sta diffondendo sempre di più, soprattutto è presente nella società occidentale.
Tendenze attuali (Amore romantico come base del legame)
La famiglia di oggi è una famiglia nucleare, con residenza neolocale, ugualitaria, con finalità esistenziale e non economica (come in passato).
Le cause sono la mobilità sociale, mobilità geografica, organizzazione di servizi sostitutivi della famiglia, i figli sono diventati un peso economico.


Lo svantaggio maggiore della famiglia moderna è che tutto il peso dei problemi grava sui coniugi, privi dell'aiuto dei parenti. Inoltre sono aumentati i divorzi, in quanto i legame tra i coniugi tende a spezzarsi al venir meno dell'amore romantico di base.
 Le cause dell'affievolirsi dell'amore romantico sono molteplici: il cambiamento del ruolo della donna, l'aumento della permissività sessuale, una maggiore tendenza sociale a trasgredire.

giovedì 25 dicembre 2014

UMBERTO BOCCIONI


3.LA DISUGUAGLIANZA: TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE

Ci sono varie teorie della stratificazione secondo le varie prospettive

Secondo il FUNZIONALISMO la stratificazione è una caratteristica necessaria alla società. Quattro sono i punti principali di questa visione:
-nella società servono persone con particolari talenti e abilità;
-le persone hanno responsabilità, talenti e sono state sottoposte ad addestramenti lunghi;
-i vari ruoli offrono alle persone delle ricompense come RICCHEZZA, POTERE e PRESTIGIO;
-i ruoli più impegnativi, così, sono svolte dalle persone giuste e capaci.

Circa questa teoria, però, ci sono state delle critiche. Molta gente, infatti, ha grandi ricompense, anche se non fa nulla (ad esempio il cosiddetto JET-SET, cioè ricche persone disoccupate, che passano la vita in vacanza perenne),
i poveri trasmettono il loro status ai loro discendenti,
la stratificazione “ingabbia” le persone in ruoli fissi e già stabiliti, non secondo il loro merito e, inoltre, produce sistemi ingiusti che vanno incontro a conflitti interni violenti.

L’APPROCCIO DEL CONFLITTO sostiene che la stratificazione è una caratteristica evitabile, non necessaria e, soprattutto, ingiusta.
In questa teoria vediamo emergere la posizione di Marx, secondo il quale la STRATIFICAZIONE è uno strumento per garantire i privilegi dei ricchi e la LOTTA DI CLASSE è l’unica soluzione per abbatterla.

Anche qui, ci sono stati degli errori di previsione poiché i padroni di una volta oggi non esistono più. Si sono formate grandi compagnie industriali, una grande classe media, è avvenuto un miglioramento della condizione dei poveri e la rivoluzione comunista c'è stata solo nelle società agricole, come in Russia e in Cina.

L’APPROCCIO EVOLUTIVO è, invece, la combinazione dei due precedenti. In questo caso i punti principali sono:

- le funzioni sociali vengono attribuite secondo i criteri dei funzionalisti, secondo cui nei ruoli più importanti della società ci devono essere le persone più dotate,
-secondo Lenski, il surplus delle risorse viene distribuito nell’ambito di un conflitto tra gruppi;
-una volta che la stratificazione sociale è presente, i privilegiati cercano con il loro potere di ottenere altro potere,

-la società industrializzata ha bisogno di forza-lavoro qualificata. Questo richiede maggiore mobilità per sfruttare meglio i talenti (in questo caso le disuguaglianze diminuiscono). Le società tradizionali, invece, concentrano tutto il surplus nell’aristocrazia.

CASSINA


2.LA DISUGUAGLIANZA: I SISTEMI DI STRATIFICAZIONE

I sistemi di stratificazione variano moltissimo. Ad esempio durante il feudalesimo  troviamo  la nobiltà, il clero e i contadini, mentre nella Roma antica si parlava di aristocratici, plebei e schiavi. 

Un sistema può essere chiuso o aperto. Nel primo caso i confini fra gli strati sono chiari e distinti, non ci sono matrimoni misti, la nascita determina la posizione nella società e i criteri per stabilire l’inclusione sono la stirpe e la pelle. 
Nel sistema aperto i confini sono flessibili, è possibile cambiare status tramite i matrimoni, successi personali e denaro.

Un sistema che rafforza le differenze, in quanto sistema chiuso, è il sistema di casta. Questo non consente alcuna mobilità sociale, infatti è vietato il passaggio da una casta all’altra e sono consentiti matrimoni soltanto tra persone della stessa classe sociale.
Il sistema sociale suddiviso in caste è sopravvissuto a millenni di storia e all'evoluzione della religione. Ogni casta (salvo l'ultima) ha interesse a mantenere il proprio status, impedendo alle persone della casta sottostante di accedere alla propria.
Oggi le caste sono molto rare perché le rivoluzioni hanno potuto, in qualche caso, scardinare questo status quo. Un esempio lo si può trovare nell’antica società indiana che era suddivisa nelle seguenti caste:
- Casta sacerdotale (brahmani): a loro era affidata l'interpretazione dei libri sacri, una funzione che consente ai sacerdoti il vero e proprio potere assoluto. Erano i sacerdoti a scegliere il re tra gli appartenenti alla classe dei guerrieri e ad educarlo alle funzioni governative.
- Casta dei guerrieri (satriya): i guerrieri avevano il compito di proteggere la classe sacerdotale e garantire lo status quo. All'interno della classe dei guerrieri i sacerdoti sceglievano il sovrano assoluto.
- Casta degli artigiani e mercanti (vaishya): all'interno di questa classe trovavamo gli agricoltori, gli artigiani e i mercanti. Questa classe deteneva il potere economico, ma era completamente asservita al volere dei brahmani e dei satriya.
- Casta dei servi (shudra): la casta degli shudra era composta dai servi e dai contadini.
- Casta degli schiavi (paria): l'ultima casta era formata dagli schiavi e dai popoli assoggettati.
Queste caste sono state abolite nel 1949, ma esistono tutt’ora molte sottocaste, che determinano lo status dell’individuo alla nascita. Il sistema di caste indiano è molto legato alla religione indù. Per elevarsi di status nell’esistenza successiva è necessario rispettare le regole della propria casta. Le caste superiori sono ritenute, in termini religiosi, più pure di quelle inferiori. I membri delle caste più basse sono ritenuti sporchi, spregevoli e impuri. Questo sistema è in declino nelle aree urbane mentre è ancora molto sentito nelle zone rurali.
Il principale sistema di stratificazione sociale nelle società industriali del mondo occidentale è la classe. Non esiste un modo universalmente accettato per definire la classe. Alcuni ricercatori, infatti, usano l’occupazione come indicatore della posizione occupata nella società, altri il reddito dato dalla diversa occupazione oppure, infine, lo status o il prestigio dell’occupazione.
In Italia una classificazione delle classi sociali è stata data da Sylos Labini, che considera come base di misurazione il reddito. Identifica di conseguenza tre gruppi: la borghesia, le classi medie e la classe operaia. Utilizza questo modello strutturale per effettuare dei confronti storici e per poter parlare di mobilità sociale sia all’interno della stessa classe, che in classi differenti.
Possiamo prendere come esempio il sistema britannico che è diviso in quattro classi principali: la classe superiore ricca, la classe media superiore costituita da professionisti e nuovi ricchi, la classe media inferiore formata da impiegati qualificati e, infine, la grande classe operaia che occupa circa metà della popolazione. Questa situazione è conservata dall’eredità delle grandi fortune e dall’istruzione delle “public school”, scuole esclusive e costosissime come Oxford e Cambridge, da dove esce gran parte della classe dirigente.

Il ruolo dell’ideologia
L’ideologia è l’insieme delle credenze religiose, politiche ed economiche che costituiscono un insieme. L’ideologia dominante nella società è quella della classe dirigente.
Esiste poi
la “falsa coscienza”, che è la rappresentazione della realtà da parte della classe subordinata in modo non oggettivo, in quanto non si rende conto di costituire un gruppo sfruttato. Gli individui attribuiscono l’origine della miseria al destino,  a Dio o alla sfortuna.
La messa in dubbio dell’ordine del sistema nasce dall’acquisizione della “coscienza di classe”, a cui seguirà un conflitto di classe.

CASSINA


1.LA DISUGUAGLIANZA

In ogni società gli individui non sono tutti uguali. La differenza non è solo determinata dal punto di vista biologico, ma anche sociale, dalla possibilità di accedere a determinate risorse che producono in chi le possiede, ricchezza, prestigio e potere.

Vediamo che queste ricompense sociali sono fonte di tensione, ingiustizia e violenza, si trasmettono di generazione in generazione e interi settori ne sono esclusi. In tutte le società, quindi, la disuguaglianza sociale tocca intere categorie di persone, mentre in quelle primitive è limitata a singoli individui per le qualità personali.
La disuguaglianza porta ad una stratificazione della società.
Nella gerarchia sociale, all’interno di ciascuno strato, quindi, gli individui hanno le medesime opportunità di vita, cioè di godere delle possibilità o opportunità che la società offre.
Importante sottolineare che la posizione che occupiamo nella gerarchia determina tutti gli aspetti della nostra vita.



mercoledì 24 dicembre 2014

ROY LIECHTENSTEIN


10.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO E LE SOCIOLOGICHE MICRO

L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO E LE SOCIOLOGICHE MICRO: (anni ’60-’70)

Rinnovamento nel modo di affrontare lo studio della sociologia, tralasciando lo studio dei fenomeni sociali macroscopici, che coinvolgono tutta una società (industrializzazione, burocrazia, classi sociali, ecc.) cioè studi finalizzati allo studio della società nel su complesso)
Questi nuovi studi si concentrano su fenomeni sociali microscopici; cioè interazioni tra individuo e individuo in piccoli gruppi, in ambienti particolari, in situazioni determinate, nella vita quotidiana.
L’atteggiamento fenomenologico ritiene che non esista una realtà oggettiva, posta al di fuori e indipendente dall’esperienza che ciascuno fa di essa; il nostro vissuto personale e la nostra individualità contribuiscono a far sì che la realtà ci appaia in un certo modo e che il nostro agire sia finalizzato a trasformarlo nella direzione che crediamo migliore. Dal punto di vista sociologico, questo comporta che i fenomeni sociali vadano fondamentalmente interpretati attraverso i vissuti personali di chi vi prende parte.


L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO di Herbert Blumer (1900-1987)
L’interazione simbolica avviene tra due o più persone grazie ad uno scambio di simboli ( linguaggio verbale o non verbale); quindi necessariamente basata su un complesso sistema di interpretazione del signficato dei simboli che vengono utilizzati. La sociologia cerca di interpretare le singole interazioni tra attori sociali e i diversi linguaggi usati si scopre l’importanza per la società di fenomeni precedentemente trascurati come la moda, l’uso del corpo, la comunicazione interpersonale.

L’APPROCCIO DRAMMATURGICO di Erving Goffman (1922-1982)
Descrive la vita sociale come un palcoscenico sul quale gli individui si muovono come attori che interpretano la propria parte
L’agire umano non è solo strumentale, finalizzato a certi obiettivi, ma influenzato dal modo in cui l’individuo vuol apparire agli altri e dal metodo che egli ritiene più opportuno per valutare le reazioni degli altri.

L’ETNOMETODOLOGIA di Harold Garfinkel (1917)
Studio dei procedimenti più comuni utilizzati in una certa società o in un gruppo per dare ai propri comportamenti una coerenza e una comprensibilità che li rendano chiari per gli altri.
Studio dei modi in cui si svolgono le più banali conversazioni e interazioni quotidiane, con lo scopo di far emergere ciò che è dato per scontato, ciò che non viene detto, ma deve essere comunque conosciuto da entrambi gli interlocutori, perché possa avvenire l’interazione.


ROY LIECHTENSTEIN


9.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: LA TEORIA DEL CONFLITTO E LA SCUOLA DI FRANCOFORTE

La Teoria del Conflitto
Questa prospettiva sottolinea gli aspetti conflittuali presenti nella società ed afferma che non sempre sono visibili apertamente. Inoltre evidenzia il fatto che i conflitti interni della società sono superiori alla stabilità dell'ordine sociale, e che nessun ordine è in grado di eliminare una volta per tutte questi conflitti. Secondo questa teoria permane l'idea che la società è un tutt'uno organico, un sistema, una struttura. Ci sono però due conclusioni opposte:- La società non risolve i problemi che sorgono al suo interno;- La società funziona, ma non in modo corretto..
WRIGHT MILLS (1912-1962) è il suo maggiore esponente.

La scuola di Francoforte
Principali esponenti: Theodor Adorno (1903-1969), Max Horkeimer (1895-1973), Herbert Marcuse (1897-1979).
TEORIA CRITICA: da un lato descrizione dei fenomeni sociali, dall’altro denuncia il cambiamento delle forme di dominio economico e politico di una parte della società su tutto il resto.
SOCIETÀ DI MASSA: un sistema in cui la grande maggioranza della popolazione può accedere alle risorse economiche, politiche e culturali. Essa non comporta una riduzione della disuguaglianza e del dominio, anzi si allarga dalla dimensione lavorativa a tutti gli ambiti di vita, incluso il tempo libero.
La libertà individuale che sembra essere aumentata è una pura finzione, essendo soggetti a strumenti di dominio e di coercizione di cui non ci rendiamo conto: pubblicità , mass media, consumismo.

ROBERT MAPPLETHORPE




8.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: TALCOTT PARSONS

Talcott Parsons e la Teoria dello Struttural- Funzionalismo

Talcott Parsons è stato un sociologo statunitense che ha prodotto una teoria generale per l'analisi della società, chiamata "Struttural- Funzionalismo".

Lo Struttural-Funzionalismo interpreta la società industriale come un sistema ben funzionante in cui i problemi sociali tendono progressivamente a trovare una loro soluzione.
Quando si parla di sistema, si intende una realtà composta da più elementi interdipendenti tra loro, che nell'insieme formano un tutt'uno organico, retto da proprie leggi; nessuno di questi elementi è presente per caso, tutti svolgono una funzione specifica e servono in qualche modo alla conservazione del sistema stesso.
Il sistema tende alla sua conservazione e al suo equilibrio, sia in relazione ad altre realtà esterne sia in relazione alle forze che agiscono al suo interno.
La famiglia, la scuola, le istituzioni religiose compongono il sistema sociale e svolgono determinate funzioni, che sono utili al mantenimento da esso raggiunto.
Secondo Parsons il compito della sociologia è quello di indagare le condizioni dell'ordine e dell'integrazione sociale piuttosto che spiegare il mutamento sociale, che è visto come un "errore" nel normale funzionamento della società, che non ha saputo mantenere il proprio equilibrio.




lunedì 22 dicembre 2014

ROBERT MAPPLETHORPE


7.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: LA SCUOLA DI CHICAGO

La sociologia nel XX secolo:
La sociologia si sviluppa soprattutto negli Stati Uniti, caratterizzandosi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che sorgono nella società industriale.
 La sociologia in Europa inizialmente era concentrata sulle problematiche di carattere generale legate al fenomeno dell’industrializzazione. La sociologia americana compie indagini su larga scala finalizzate alla comprensione ed eventuali soluzioni a problemi concreti, circoscritti ad aree particolari, ad esempio la povertà, la delinquenza , l’urbanizzazione,ecc…). la sociologia europea si caratterizza per il suo atteggiamento meno teorico e più pragmatico, interessato anche al perfezionamento di molte metodologie ancora in uso.

La scuola di Chicago
 Ha una posizione di rilievo con numerose ricerche tra l’inizio del secolo e la Seconda Guerra mondiale. Questa scuola si interessò di nuovi studi e problematiche (gli stili di vita delle classi sociali , il vagabondaggio , i ghetti ecc…). La gran parte degli studiosi e dei ricercatori faceva parte del dipartimento universitario. Con questa scuola la sociologia inizia a proporsi anche come strumento a disposizione dell’amministrazione pubblica per cercare di governare meglio le eventuali evoluzioni,tensioni o problemi sociali.
L’opera principale di questa scuola è “Il CONTADINO POLACCO” di Thomas e Znaniecki. Questo libro compie uno studio sull’ immigrazione dei Polacchi verso l’America e l’effetto che essa ebbe sul loro comportamento, sui loro valori,sulle loro tradizioni. È da considerarsi un’opera importante non solo dal punto di vista sociologico ma anche da quello metodologico.


DAVID LACHAPELLE


6.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: VILFREDO PARETO

Vilfredo Pareto (1848 – 1923)
Opere: - Trattato di sociologia generale(1916)
Famoso economista italiano, studioso dei comportamenti economicamente razionali, che portano al massimo benessere in situazioni prefissate.
I comportamenti sociali sono emotivi, tradizionali, rituali o rigidamente ideologici, in breve irrazionali; i comportamenti sono oggetto di studio della sociologia.

Pareto distingue tra azione logica e azione non logica;
Azione Logica : c’è corrispondenza tra percezione soggettiva della realtà e la realtà stessa; sono molto poche; l’individuo sceglie il mezzo giusto per ottenere il fine che vuole raggiungere.
Azione non logica : si crede di ottenere un certo risultato ma se ne ottiene un altro; anche se dal punto di vista di chi agisce anche queste sono logiche.
La realtà oggettiva di quei mezzi o di quel fine si rivela diversa dalla percezione soggettiva che noi avevamo.
La vita e la società sono determinate dalle azioni non logiche.

Teoria elitista della società:
Le azioni non logiche possono talvolta essere utilizzate come strumenti per ottenere un fine concreto, in funzione di un’azione logica;
Esempio: la religione, azione non logica, finalizzata ad ottenere consenso e approvazione per fortificare il proprio potere nella società.
Questo per dire che quegli individui che si comportano così sono più scaltri, e destinati ad occupare posizioni di comando, e quindi ad essere l’elite dirigente della società. 

DAVID LACHAPELLE


5.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: MAX WEBER

Max Weber (1864 – 1920 )
Opere: - L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904), Economia e società
Studio del processo di razionalizzazione della società industriale, cioè dell’atteggiamento dell’uomo davanti al cosmo, per cui crede che vi siano sempre delle cause comprensibili che spieghino i fenomeni, piuttosto che decisioni e volontà di esseri soprannaturali.
Ne deriva: fiducia verso il progresso, capacità tecnologiche, organizzazione sociale, divisione del lavoro e pianificazione delle azioni individuali (coordinate dentro organizzazioni vaste e rigide, come ospedali, scuole, trasporti e fabbriche).

Parallelamente abbiamo la secolarizzazione: perdita di valore nelle credenze religiose e superstizioni tradizionali ( mondo disincantato). Il processo di razionalizzazione nasce da una concezione religiosa, il protestantesimo, che ha portato al capitalismo ( un produttore di ricchezza che non gode delle ricchezze, perché le reinveste per averne di più, sia per comprendere quanto Dio gli sia vicino e quindi una eventuale salvezza nell'aldilà, sia per lo stile di vita sobrio e contrario ai lussi) ; il lavoro è uno strumento volto ad incrementare la gloria di Dio e per dare un nuovo ordine al mondo.

L’agire sociale
1.Fedeltà ad una tradizione (agire per abitudine) : AZIONE TRADIZIONALE
2.Affettività spontanea (soddisfare un bisogno, un desiderio) : AZIONE AFFETTIVA
3. Razionalità rispetto un valore ( non per un risultato pratico, ma per rimanere fedele a un principio) :AZIONE RAZIONALE RISPETTO AL VALORE
4.Razionalità rispetto allo scopo (prevedere e calcolare, valutando le conseguenze : AZIONE RAZIONALE RISPETTO ALLO SCOPO

Questi quattro modelli vengono chiamati “Tipi ideali dell’azione sociale” , queste astrazioni permettono di indagare e comprendere i vari fenomeni sociali, confrontando tra loro le varie azioni (sociologia comprendente).
La società è il risultato delle azioni individuali, ciascuno tiene conto dell’azione dell’altro e le dà un senso; non sono prodotti di un sistema autonomo dotato di leggi proprie ( come pensava Durkheim).
All’origine del vivere sociale esistono delle interpretazioni condivise che evitano i fraintendimenti , su regole morali, eventi comportamenti.