IL BLOG DI SOCIOLOGIA DEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE FABRIZIO DE ANDRE' DI BRESCIA
venerdì 26 dicembre 2014
IL LAVORO MINORILE
Fonte:
"Lavoro
infantile”, da wikipedia
Il mondo del lavoro presenta gravi problemi. Uno dei maggiori è, senza dubbio, lo sfruttamente minorile. Il lavoro minorile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15 anni in tutto il pianeta.
Il mondo del lavoro presenta gravi problemi. Uno dei maggiori è, senza dubbio, lo sfruttamente minorile. Il lavoro minorile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15 anni in tutto il pianeta.
In Italia, basta guardarsi un po' intorno per vedere che molti bambini lavorano. Di solito svolgono il loro lavoro in aiuto ai genitori, per esempio nella gestione di bar, ristoranti, distributori di carburante, pizzerie; ma spesso lavorano anche fuori dall'ambito familiare. Un'indagine afferma che in Italia lavorano circa 490.000 minori.
Le aree mondiali principalmente interessate dal lavoro minorile sono, però, i paesi in via di sviluppo o non sviluppati, quali: Asia, Oceania, Europa dell'Est, (soprattutto i paesi dell'estremo est dell'Europa), Africa e America del Sud, ma soprattutto Colombia e Brasile. Nel mondo circa 200 milioni di minori lavorano, spesso a tempo pieno, e sono privati di un’educazione adeguata, una buona salute e del rispetto dei diritti umani fondamentali.
Di
questi, circa 126 milioni ― ovvero 1 ogni 12 bambini al mondo ―
sono esposti a forme di lavoro particolarmente rischiose, che mettono
in pericolo il loro benessere fisico, mentale e morale. Inoltre circa
otto milioni di minori sono sottoposti alle peggiori forme di lavoro
minorile: la schiavitù, il lavoro forzato, lo sfruttamento nel
commercio sessuale, nel traffico di stupefacenti e l’arruolamento
come bambini soldato in milizie.
L'inizio di questa terribile disgrazia fu con l'avvento della rivoluzione industriale, quando il lavoro minorile venne sfruttato su larga scala nelle fabbriche, soprattutto tessili, dove i bambini lavoravano fino a 15 ore al giorno e venivano pagati così poco da non poter comprarsi il cibo.
L'inizio di questa terribile disgrazia fu con l'avvento della rivoluzione industriale, quando il lavoro minorile venne sfruttato su larga scala nelle fabbriche, soprattutto tessili, dove i bambini lavoravano fino a 15 ore al giorno e venivano pagati così poco da non poter comprarsi il cibo.
Il paese più colpito è il Ghana, dove sono sono 750.000 i maschi tra i 5 ed i 14 anni di età che lavorano, mentre le femmine sono 660.000 per un totale di 1.410.000 minori che lavorano.
La
responsabilità del lavoro minorile va attribuita in primo luogo alla
povertà. Le famiglie dedite all’agricoltura, infatti, spesso
non hanno abbastanza soldi per allevare tutta la prole, molti nuclei
familiari sono composti, infatti, da 10 o più bambini, essendo
diffusa la poligamia, così che alcuni bambini finiscono a lavorare
nei campi o vengono venduti ai trafficanti, dato che in questa zona
il commercio di bambini è ritenuta un’attività molto redditizia.
I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano. In agricoltura i bambini vengono impiegati nei piccoli orti familiari, oppure dalle multinazionali nelle agricolture di piantagione come braccianti. Nell'industria invece i ragazzi, generalmente fra i 7 e i 15 anni, vengono impiegati per produrre oggetti tessili, per tappeti, per palloni o scarpe.
Un
gravissimo aspetto di questo sfruttamento è la prostituzione
minorile, una forma di schiavitù che si connota come abuso di minori
a scopo sessuale, un fenomeno che sta assumendo i contorni di una
vera e propria piaga a livello mondiale. Ormai in tutti i paesi
dall'Estremo Oriente all’America Latina, all’Europa, la
prostituzione infantile sta toccando livelli allarmanti, coinvolgendo
centinaia di migliaia di bambini e adolescenti, costretti al
commercio sessuale da organizzazioni clandestine che ne gestiscono i
proventi. Le forme di prostituzione infantile sono generalmente due:
lo sfruttamento all'interno delle case chiuse, in cui finiscono i
bambini venduti direttamente dalle loro famiglie e la prostituzione
che avviene in strada, dove bambini e adolescenti vendono prestazioni
sessuali in cambio del minimo indispensabile per sopravvivere.
In
Italia, la prostituzione minorile riguarda in primo luogo i minori
stranieri condotti sul territorio nazionale dalla criminalità
organizzata e bambini o adolescenti, appartenenti a famiglie in
condizioni sociali, economiche e culturali fortemente disagiate, che
utilizzano la prostituzione come strategia di sopravvivenza per sé e
per il proprio nucleo familiare.
Bambini soldato: Il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato sono una delle più pesanti violazioni delle norme che regolano i diritti umani nel mondo. Più di 300.000 minorenni sono impiegati nelle forze armate di tutto il mondo. La maggior parte dei bambini soldato ha un’età compresa fra i 15 e i 18 anni ma ce ne sono anche di 10 e quest’età si sta pericolosamente abbassando sempre più. Il rapporto presentato tempo fa a Maputo (città dell’Africa) parla di 120 mila soldati con meno di 18 anni.
Questo
tipo di sfruttamento avviene soprattutto in Africa e in Asia, ma è
esistente anche in America ed Europa. Negli ultimi 10 anni questo
problema ha interessato 25 paesi, dove è stata registrata la
presenza di bambini soldato; alcuni sparano, altri ancora trasportano
armi e mine. Si registrano anche molti casi di donne e ragazze (in
Etiopia costituiscono il 25 e 30%) che entrano nelle forze armate di
opposizione.
Il
primo tentativo di arginare il problema dello sfruttamento del lavoro
minorile si registra con la Convenzione sull'età minima stilata
dalla Conferenza internazionale del Lavoro del 1919.
Nel 1924 la Quinta Assemblea Generale della Società delle Nazioni
adotta la Convenzione di Ginevra o Dichiarazione dei diritti del
bambino. Il 20 novembre 1989, con l'approvazione da parte dell'ONU
della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, vi è un
tentativo di arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro
minorile.
Viene
infatti stabilito che i bambini hanno il diritto "di essere
tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso". Per
fermare lo sfruttamento minorile sono state promosse iniziative come
la promozione di marchi commerciali (Fair Trade) che garantiscano che
un determinato prodotto non sia stato fabbricato utilizzando
manodopera infantile.
Questi
programmi, pur essendo mossi da buone intenzioni, non creano
alternative ai bambini attualmente occupati, che si ritrovano così
costretti a indirizzarsi verso altre attività produttive, nella
maggior parte dei casi più pericolose. Nonostante i numerosi
provvedimenti attuati, i bambini vittime di schiavitù e privati di
una buona infanzia sono ancora molti.
Lavoro
minorile nelle cave:
Nel mondo sono circa un milione i bambini che attualmente lavorano in
cave e miniere. Lo sostiene l’ILO (Organizzazione internazionale
del Lavoro).
Nonostante gli sforzi che vengono fatti in molti paesi per eliminare questa pratica, i bambini minatori sopravvivono ancora in varie parti del mondo; il lavoro minorile è diffuso soprattutto nelle miniere e nelle cave a cielo aperto di piccole dimensione di continenti quali l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Qui i bambini lavorano nell'estrazione e nella trasformazione di metalli e minerali, compresi oro, argento, ferro, stagno, smeraldi, carbone, cromo, marmo e pietra.
Il lavoro in miniere e cave mette a rischio la salute, la sicurezza e il futuro dei bambini. Infatti il suolo, l’acqua e l’aria possono essere contaminati da mercurio tossico o da altri metalli pesanti.
Le miniere, mantenute in pessime condizioni rischiano continuamente di crollare. In determinati ambienti rischio delle esplosioni accidentali è costante.
I bambini minatori, infine, sono sottoposti a sforzo fisico eccessivo, ciò causa loro stanchezza cronica, nonché danni alla schiena e ai muscoli.
Nonostante gli sforzi che vengono fatti in molti paesi per eliminare questa pratica, i bambini minatori sopravvivono ancora in varie parti del mondo; il lavoro minorile è diffuso soprattutto nelle miniere e nelle cave a cielo aperto di piccole dimensione di continenti quali l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Qui i bambini lavorano nell'estrazione e nella trasformazione di metalli e minerali, compresi oro, argento, ferro, stagno, smeraldi, carbone, cromo, marmo e pietra.
Il lavoro in miniere e cave mette a rischio la salute, la sicurezza e il futuro dei bambini. Infatti il suolo, l’acqua e l’aria possono essere contaminati da mercurio tossico o da altri metalli pesanti.
Le miniere, mantenute in pessime condizioni rischiano continuamente di crollare. In determinati ambienti rischio delle esplosioni accidentali è costante.
I bambini minatori, infine, sono sottoposti a sforzo fisico eccessivo, ciò causa loro stanchezza cronica, nonché danni alla schiena e ai muscoli.
Lavoro
nei paesi sviluppati: sfruttamento minorile
Ebbene sì… Anche in Occidente si può parlare di sfruttamento minorile. Il Governo, infatti, aveva detto che i minori non possono partecipare agli spot televisivi, ma siamo comunque bombardati ogni giorno da Aziende di ogni tipo che utilizzano i bambini per reclamizzare i loro prodotti. Bambi croissant, Barilla gran sugo, Dixan detersivi , Dash detersivi … Questi sono solo alcuni esempi di aziende che UTILIZZANO bambini per pubblicizzare il loro prodotto.
Ebbene sì… Anche in Occidente si può parlare di sfruttamento minorile. Il Governo, infatti, aveva detto che i minori non possono partecipare agli spot televisivi, ma siamo comunque bombardati ogni giorno da Aziende di ogni tipo che utilizzano i bambini per reclamizzare i loro prodotti. Bambi croissant, Barilla gran sugo, Dixan detersivi , Dash detersivi … Questi sono solo alcuni esempi di aziende che UTILIZZANO bambini per pubblicizzare il loro prodotto.
IL LAVORO
Caduti
del lavoro
Con il termine “caduti del lavoro” sono chiamati i morti per incidenti sul lavoro. Questi lavoratori vengono spesso ricordati con questo termine anche nelle strade e nelle piazze d'Italia a loro dedicate.
All'interno del movimento operaio italiano, a partire dagli anni sessanta, si è diffuso il termine omicidi del lavoro per indicare con nettezza le responsabilità dirette dei sistemi di produzione delle economie industrializzate rispetto alle scarse condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, causa diretta di migliaia di morti che si verificano ogni anno nel mondo, specialmente nel settore edilizio, nelle miniere e nel settore siderurgico.
Con il termine “caduti del lavoro” sono chiamati i morti per incidenti sul lavoro. Questi lavoratori vengono spesso ricordati con questo termine anche nelle strade e nelle piazze d'Italia a loro dedicate.
All'interno del movimento operaio italiano, a partire dagli anni sessanta, si è diffuso il termine omicidi del lavoro per indicare con nettezza le responsabilità dirette dei sistemi di produzione delle economie industrializzate rispetto alle scarse condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, causa diretta di migliaia di morti che si verificano ogni anno nel mondo, specialmente nel settore edilizio, nelle miniere e nel settore siderurgico.
Incidenti
sul lavoro in
Italia
Varie statistiche, a cura di prestigiosi istituti internazionali, sono volte a determinare il numero di incidenti, mortali e non mortali, e le malattie professionali, legati all'attività lavorativa. Scorrendo le statistiche è possibile fornire alcuni numeri, che in genere si suddividono per le seguenti quattro categorie: incidenti mortali, incidenti con danni permanenti, incidenti con danni temporanei e malattie professionali.
• Incidenti mortali sul lavoro ogni anno
L'ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12.000 bambini. Il numero di morti in Italia nel 2007 è di 1260. Questa cifra è andata continuamente diminuendo dagli anni sessanta ad oggi, ma l'andamento di questa riduzione è meno confortante che in altri Paesi industrializzati. Tra il 1995 e il 2004, infatti, gli infortuni mortali nell’Unione Europea sono diminuiti, in media, del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa.
Varie statistiche, a cura di prestigiosi istituti internazionali, sono volte a determinare il numero di incidenti, mortali e non mortali, e le malattie professionali, legati all'attività lavorativa. Scorrendo le statistiche è possibile fornire alcuni numeri, che in genere si suddividono per le seguenti quattro categorie: incidenti mortali, incidenti con danni permanenti, incidenti con danni temporanei e malattie professionali.
• Incidenti mortali sul lavoro ogni anno
L'ordine di grandezza è di circa due milioni di morti annualmente nel mondo, di cui circa 12.000 bambini. Il numero di morti in Italia nel 2007 è di 1260. Questa cifra è andata continuamente diminuendo dagli anni sessanta ad oggi, ma l'andamento di questa riduzione è meno confortante che in altri Paesi industrializzati. Tra il 1995 e il 2004, infatti, gli infortuni mortali nell’Unione Europea sono diminuiti, in media, del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa.
• Incidenti
con danni permanenti ogni anno
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili, e danni alla salute che non sono mai guaribili completamente: in sintesi nel dopoguerra si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno in Italia con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni all'anno registrati negli anni '80. Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere e negli ultimi 10 anni sono di nuovo aumentati ad oltre 30.000 infortuni all'anno in Italia.
• Incidenti con danni temporanei ogni anno
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili, e danni alla salute che non sono mai guaribili completamente: in sintesi nel dopoguerra si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno in Italia con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni all'anno registrati negli anni '80. Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere e negli ultimi 10 anni sono di nuovo aumentati ad oltre 30.000 infortuni all'anno in Italia.
• Incidenti con danni temporanei ogni anno
Si
tratta degli infortuni meno gravi, solitamente guaribili in un
periodo di tempo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi. L'ordine
di grandezza è di circa 270 milioni incidenti all'anno nel mondo. In
Italia si parla di circa 600.000 incidenti con danni temporanei
all'anno.
• Malattie professionali ogni anno
I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni anno. La statistica delle malattie temporanee è piuttosto aleatoria, in quanto i criteri di controllo sanitario e di monitoraggio variano nel corso del tempo. Indicativamente in Italia si registrano oggi (dal 2000 al 2005) circa 25.000 malattie professionali di vario tipo registrate dall'INAIL.
• Malattie professionali ogni anno
I casi di malattie professionali sono, nel mondo, circa 160 milioni ogni anno. La statistica delle malattie temporanee è piuttosto aleatoria, in quanto i criteri di controllo sanitario e di monitoraggio variano nel corso del tempo. Indicativamente in Italia si registrano oggi (dal 2000 al 2005) circa 25.000 malattie professionali di vario tipo registrate dall'INAIL.
Lavoro
in miniera
Il
minatore è uno dei mestieri più pericolosi del mondo.
Andare a lavorare in miniera significa infilarsi in un buco ogni
mattina e rimanerci per dieci, dodici ore; significa martellare sulle
pietre con picconi o martelli pneumatici fino ad assordarsi;
significa respirare le polveri sottili dei minerali frantumati e
finire per ammalarsi ai polmoni di silicosi, e ancora significa
rischiare la vita per l'esalazione di gas striscianti e inodori come
il grisù, oppure per i crolli delle gallerie.
In
Italia, le numerose miniere che bucherellavano il nostro territorio
dalla Liguria, al Friuli, alla Sardegna sono state chiuse e molti
uomini sono rimasti senza lavoro. Questo è stato la causa di
proteste, come quella dell’agosto del 2012, dove oltre un centinaio
di minatori ha iniziato un’occupazione dell’ultima miniera di
carbone rimasta in Italia, la miniera Carbosulcis, che si trova sulla
costa sud-occidentale della Sardegna.
Disoccupazione
La
disoccupazione è un problema diffuso e sentito dalla popolazione,
colpisce tutti, sia quelli che hanno sempre lavorato, sia quelli che
stanno cercando di entrare nel mondo del lavoro, dopo aver conseguito
un diploma o una laurea.
E'
una realtà difficile da accettare, psicologicamente produce stress e
perdita della propria autostima, ma purtroppo è quella che stiamo
vivendo da parecchi anni a questa parte, senza riuscire a migliorare
la situazione. Alcuni però non vogliono adattarsi alla situazione,
non vogliono abbandonare il proprio posto di lavoro senza lottare: da
questo sentimento nascono manifestazioni e scioperi, due delle forme
più importanti di protesta per i lavoratori di tutto il mondo.
LA SOCIETA' DELLE COMUNICAZIONI
I
sistemi delle comunicazioni dell'antichità
L'uomo
ha utilizzato vari sistemi per comunicare a distanza, fin dai tempi
più antichi; oppure sono stati utilizzati sistemi per
conservare le informazioni ( come i papiri o le tavolette di
terracotta incise).
Nella
Roma antica, esisteva un efficiente servizio postale, era stato
creato un sistema di trasmissione di messaggi, su grandi distanze e
velocemente, utilizzando segnali luminosi con una rete di torri;
esistevano anche gli "acta diurna" ( specie di giornali).
Nel
1400, grazie a Gutemberg, fu inventata la stampa a caratteri mobili.
Nei secoli succcessive, specialmente negli ultimi due secoli, ci sono
state una serie di innovazioni tecnologiche: il telegrafo, il
telefono, la radio, la televisione, il cinema e internet che
permettono una comunicazione più semplice e scorrevole.
Questo
sviluppo delle varie tecnologie è dovuto a fattori tecnologici (
l'invenzione) , culturali ( l'utilizzo da parte della gente del mezzo
inventato) ed economici ( gli investimenti necessari a produrre il
mezzo). Per esempio la stampa e la sua diffusione nel XIX è
legata all'alfabetizzazione, all'esplosione scolastica e a progetti
economici che guardano a guadagni economici e di prestigio.
I
sistemi delle comunicazioni oggi
Negli
ultimi decenni c'è stato un cambiamento complesso di civiltà, una
importante trasformazione tecnologica – culturale legata alla
diffusione e l'utilizzo dei mezzi per comunicare.
Possiamo
sintetizzare questi cambiamenti in sei punti:
1-
grande diffusione dei mezzi per comunicare;
2-
larga accessibilità, in quanto a basso costo;
3-
grande sviluppo di telecomunicazioni, comunicazioni di massa e una
maggiore facilità dei trasporti;
4-
si è creata una nuova mentalità: c'è una grande richiesta di
informazioni - giornali, libri, viaggi, telefono;
5-
si sono allargati gli orizzonti della comunicazione: riceviamo
informazioni su fatti lontani e di ogni tipo;
6-
circolazione ogni giorno di una enorme massa di informazioni.
I
fattori determinanti per la creazione della società delle comunicazioni
I
fattori sono diversi, vediamo qui di seguito. Intanto l'esplosione
scolastica: la maggiore scolarizzazione porta una maggiore
richiesta di informazioni e una maggior capacità di utilizzo delle
tecnologie. Poi l'industrializzazione, che permette una
migliore circolazione di informazioni e di merci. Il capitalismo,
che porta a forti investimenti nelle comunicazioni e infine
l'affermarsi di un'ideologia della comunicazione.
Una
frase famosa è quella citata da P. Worsley nel 1984 " La
società umana non è mai esistita prima di oggi ". Frase
che ci riporta ad un pensiero comune : noi tutti viviamo in un grande
scenario: lo scenario creato dalla GLOBALIZZAZIONE, che è
costituita dall' integrazione economica, politica e culturale
dell'umanità, o almeno di una buona parte di essa ( soprattutto Europa, Nord America e parte dell' Asia).
Il
sistema delle comunicazioni
Il
sistema delle comunicazioni è gestito da gruppi economici dei paesi
avanzati. Per esempio l'editoria, il cinema, il materiale
televisivo e le agenzie di informazione sono per lo più gestite
dagli Stati Uniti.
Lo
squilibrio sul controllo delle informazioni e sulla possibilità di
informarsi, però, tra i vari paesi è evidente ( specialmente
perchè molte zone del mondo sono escluse dal processo o esiste una
forte analfabetizzazione oppure non esisteno le risorse economiche
per potervi partecipare; ad esempio moltissimi paese dell'Africa), si
è infatti parlato di imperialismo delle comunicazioni e della
diffusione di una cultura consumistica occidentale.
Ora
però, c'è in parte un declino dell'informazione, in quanto
si sta sempre di più comunicando solo per passatempo. Per esempio si
utilizza il telefono solo per sfogo o intrattenimento, la maggiore
diffusione dei settimanali sui quotidiano, le trasmissioni solo per
far spettacolo. Ovviamente tutto ciò porta ad un'accentuazione
delle disuguaglianze tra sub-informati e super- informati, ad
un'accentuazione delle differenze tra paesi avanzati e in via di
sviluppo e infine ad una imposizione di chi sa di più su chi sa di
meno. Così abbiamo una perdita della democrazia.
I
mass media costituiscono un'agenzia culturale che produce e diffonde
conoscenze.
Le
caratteristiche di questa agenzia sono:
-
è ISTITUZIONALIZZATA: complesso organico di norme che coordina
individui e gruppi diversi;
-
è ORGANIZZATA: utilizza materiali e supporti intellettuali
imponenti;
-
è INSERITA NEL TESSUTO SOCIALE: chi detiene il controllo
dell'informazione ha legami in alto ( governo, gruppi di potere) e in
basso ( pubblico);
-
SI RIVOLGE AD UN PUBBLICO VASTO, ETEROGENEO E ANONIMO;
-
TRATTA OGNI TIPO DI CONOSCENZA, in forma nè troppo profonda nè
troppo superficiale
-
MEDIA TRA REALTA' ED ESPERIENZA DIRETTA: ci informa su fatti, ma li
filtra, li interpreta, spingendoci ad agire o a pensare in una certa
direzione, introducendo forti distorsioni;
-
L'ACCESSO E' LIBERO, A BASSO COSTO;
-
I media costituiscono una PRESENZA COSTANTE, a cui quasi nessuno può
sottrarsi.
LA DEVIANZA
La
devianza è la violazione delle norme sociali, funzionali alla
società e alla sua organizzazione.
In
genere le norme sociali sono costantemente violate dalla gente,
quindi si cerca, tramite la socializzazione e l’uso di punizioni o
ricompense, di controllare l’osservanza delle norme.
La
devianza è relativa, cioè nessun atto è deviante in sé, ma
dipende da status, luogo e situazione. Alcune devianze sono
tollerate, alcune sono considerate offensive, altre ampiamente disapprovate e punite (uso di droga, uno stupro, omicidio).
Le
teorie della devianza
Sono
state formulate diverse teorie riguardo la devianza, vediamo di
seguito.
Teoria
sui fattori biologici: secondo Lombroso ( uno studioso italiano
del XIX sec.) alcune persone hanno delle caratteristiche fisiche che
permettono di riconoscere in loro il criminale, per una tendenza alla
regressione animale.
Altre
spiegazioni più recenti, legate alla genetica, riscontrano in un
gran numero di criminali il disordine dei cromosomi (XXY). Queste
spiegazioni sono però insufficienti a spiegare per quale motivo
alcune persone deviano, oppure la devianza non violenta, come la
truffa o l'evasione dalle tasse.
Teoria
dell’etichettamento: l’individuo viene riconosciuto ed
etichettato come deviante e automaticamente in pubblico si comporta
come tale, non dovendo più nascondersi. In pratica, l'etichettamento
produce o rafforza la devianza.
Teoria
sulla trasmissione culturale: nel momento in cui il comportamento
deviante è presente come modello culturale in un gruppo, viene
trasmesso ai nuovi arrivati e ai giovani (ad esempio cattive
compagnie o nei quartieri degradati).
Teoria
dell’anomia: è sostenuta da Durkheim e da Merton. Secondo
Durkheim, l’anomia è una condizione di confusione che si ha negli
individui e nelle società quando le norme sono deboli, o in
conflitto, o mancano. Di conseguenza gli individui non hanno
direttive per orientare il loro comportamento e quindi la società
tende a disgregarsi.
Secondo
Merton, si ha invece l’anomia nel momento in cui c’è uno
squilibrio tra i mezzi approvati e i fini approvati (un esempio è
dato dall’uso di imbrogli per ottenere il successo).
Gli
effetti della devianza
La
devianza ha effetti sia positivi che negativi. Nel primo caso:
segna
il limite tra il lecito e l‘illecito; riafferma l’unità del
gruppo contro i devianti; rappresenta una valvola di sfogo al
malcontento sociale (se accade di deviare di tanto in tanto); mostra
che alcune leggi sono inapplicabili ( in quanto nessuno le rispetta o
può rispettarle);
apre
la strada al nuovo (ciò che è considerato deviante oggi potrebbe
non esserlo in futuro).
Gli
effetti negativi sono:
disgregazione
dell’ordine sociale, quindi sono necessarie enormi spese per
controllarla;
diminuisce
la fiducia tra la gente, porta a cattivi esempi, difondendo sempre
più la devianza ela corruzione.
LA FAMIGLIA
La
famiglia è l'istituzione più importante, più antica ed è l'unità
sociale fondamentale.
E'
destinata a scomparire?
Le
cause, che lasciavano e lasciano presagire questa prospettiva, sono:
crescita del numero dei divorzi, i figli illegittimi, le nuove
esperienze ed unioni diverse dal matrimonio e il nuovo ruolo della
donna nella società.
Caratteristiche
generali:
- Gruppo di individui imparentati;
- I componenti vivono insieme per lunghi periodi:
- I membri adulti hanno la responsabilità dei piccoli;
- I membri formano un' unità economica e producono beni e servizi; però oggi questo aspetto sta scomparendo e, generalmente, una famiglia è un'unità di consumo.
Origine
della famiglia:
Bisogni
Biologici: La donna è fertile tutto l'anno, ciò permette il
crearsi di legami di lunga durata, non solo contatti occasionali.
Cure
dei piccoli: I piccoli per
sopravvivere necessitano di anni di protezioni e cure, che possono
essere fornite meglio da due genitori, piuttosto che dà uno solo.
Dipendenza
della donna:
Temporanea durante la gravidanza e l'allattamento, poi ancora
presente per le cure ai piccoli.
Da
questi fattori nasce un Modello
Universale:
- La donna a casa che alleva i piccoli
- L'uomo che lavora fuori casa e difende
Matrimonio:
Unione stabile e riconosciuta (contribuisce al crearsi della
famiglia).
Parentela:
Tessuto sociale di congiunti in cui si colloca la famiglia.
La
prospettiva funzionalista
Secondo
la prospettiva funzionalista la famiglia svolge alcune importanti
funzioni all'interno della società:
- Regolamentare il comportamento sessuale: stabilisce dove, come e con chi devono accoppiarsi i membri della società.
- Consente il ricambio generazionale con i nuovi nati.
- Socializzazione: riproduzione di norme e cultura.
- Cure e protezione: sostegno economico e affettivo ai membri, specialmente i più piccoli.
- Collocazione sociale: acquisizione di una serie di status.
La
prospettiva del conflitto
La
prospettiva del conflitto ha dato una visione pessimistica della
famiglia:
la
famiglia riprodurrebbe in piccolo le forme di oppressione sociale, i
rapporti tra coniugi vedono la donna oppressa, quasi una proprietà
del marito; lo stesso si può dire per i figli in rapporto al padre.
Questo è stabilito spesso anche dalle disposizioni di legge, che
sanciscono la posizione asimettrica.
C'è
stato, però, nel secolo scorso, almeno in Occidente, uno sviluppo
dei diritti della donna e una modificazione del diritto di famiglia
in senso paritario.
(
In Italia, solo nel 1975, si è conseguito il Nuovo Diritto Di
Famiglia)
Modelli
familiari
Tutte
le società considerano il proprio modello familiare come il più
perfetto o giusto;
gli
altri sono considerati immorali o stravaganti. Praticamente
impossibile trovare punti in comune a tutti i modelli familiari
umani, però tutte le società rifiutano l'incesto, a parte rarissimi
casi.
- Il tabù dell'incesto garantisce:
- Minore rivalità tra i membri.
- Impedisce la confusione nei ruoli (chi è il padre/figlio/madre..).
- Incoraggia i nuovi legami fuori dalla famiglia di origine, quindi apre a possibili alleanze sociali ed economiche più larghe.
Forme
di matrimonio:
Monogamico
(una moglie, un marito)
Poligamico
(più mogli o più mariti)
- Poliginia (uomo con più mogli)
- Poliandria (donna con più mariti)
Ci
sono più società con poliginia, ma la maggioranza degli uomini ha
una sola moglie perché non ci sono donne sufficienti.
- Esogamia (sposarsi al di fuori del gruppo)
- Endogamia (sposarsi solo nel gruppo)
Forme
di famiglia:
Estesa
(con più generazioni)
Nucleare
(genitori + figli)
Schema
di Peter Laslett:
- Famiglia Semplice (nucleare).
- Famiglia Solitaria ( un individuo).
- Famiglia senza struttura coniugale (rapporti di parentela vari e non sono sposati).
- Famiglia Estesa ( coniugi e parenti vari).
- Famiglia Multipla (2 o più famiglie).
Forme
di autorità
(Stabilite
da norme sociali e leggi)
Patriarcale:
comanda il marito.
Matriarcale:
comanda la moglie (forma estremamente rara o leggendaria).
Ugualitaria:
si sta diffondendo sempre di più, soprattutto è presente nella
società occidentale.
Tendenze
attuali (Amore romantico come base del legame)
La
famiglia di oggi è una famiglia nucleare, con residenza neolocale,
ugualitaria, con finalità esistenziale e non economica (come in
passato).
Le
cause sono la mobilità sociale,
mobilità geografica, organizzazione di servizi sostitutivi della
famiglia, i figli sono diventati un peso economico.
Lo
svantaggio maggiore della famiglia moderna è che tutto il peso dei
problemi grava sui coniugi, privi dell'aiuto dei parenti. Inoltre
sono aumentati i divorzi, in quanto i legame tra i coniugi tende a
spezzarsi al venir meno dell'amore romantico di base.
Le cause dell'affievolirsi dell'amore romantico sono molteplici: il cambiamento del ruolo della donna, l'aumento della permissività sessuale, una maggiore tendenza sociale a trasgredire.
Le cause dell'affievolirsi dell'amore romantico sono molteplici: il cambiamento del ruolo della donna, l'aumento della permissività sessuale, una maggiore tendenza sociale a trasgredire.
giovedì 25 dicembre 2014
3.LA DISUGUAGLIANZA: TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
Ci
sono varie teorie della stratificazione secondo le varie prospettive
Secondo
il FUNZIONALISMO
la stratificazione è una caratteristica necessaria alla società.
Quattro sono i punti principali di questa visione:
-nella
società servono persone con particolari talenti e abilità;
-le
persone hanno responsabilità, talenti e sono state sottoposte ad
addestramenti lunghi;
-i
vari ruoli offrono alle persone delle ricompense come RICCHEZZA,
POTERE e PRESTIGIO;
-i
ruoli più impegnativi, così, sono svolte dalle persone giuste e
capaci.
Circa
questa teoria, però, ci sono state delle critiche. Molta gente,
infatti, ha grandi ricompense, anche se non fa nulla (ad esempio il
cosiddetto JET-SET, cioè ricche persone disoccupate, che passano la
vita in vacanza perenne),
i
poveri trasmettono il loro status ai loro discendenti,
la
stratificazione “ingabbia” le persone in ruoli fissi e già
stabiliti, non secondo il loro merito e, inoltre, produce sistemi
ingiusti che vanno incontro a conflitti interni violenti.
L’APPROCCIO
DEL
CONFLITTO
sostiene che la stratificazione è una caratteristica evitabile, non
necessaria e, soprattutto, ingiusta.
In
questa teoria vediamo emergere la posizione di Marx, secondo il quale
la STRATIFICAZIONE è uno strumento per garantire i privilegi dei
ricchi e la LOTTA DI CLASSE è l’unica soluzione per abbatterla.
Anche
qui, ci sono stati degli errori di previsione poiché i padroni di
una volta oggi non esistono più. Si sono formate grandi compagnie
industriali, una grande classe media, è avvenuto un miglioramento
della condizione dei poveri e la rivoluzione comunista c'è stata
solo nelle società agricole, come in Russia e in Cina.
L’APPROCCIO
EVOLUTIVO è,
invece, la combinazione dei due precedenti.
In questo
caso i punti principali sono:
-
le funzioni sociali vengono attribuite secondo i criteri dei
funzionalisti, secondo cui nei ruoli più importanti della società
ci devono essere le persone più dotate,
-secondo
Lenski, il surplus delle risorse viene distribuito nell’ambito di
un conflitto tra gruppi;
-una
volta che la stratificazione sociale è presente, i privilegiati
cercano con il loro potere di ottenere altro potere,
-la
società industrializzata ha bisogno di forza-lavoro qualificata.
Questo richiede maggiore mobilità per sfruttare meglio i talenti (in
questo caso le disuguaglianze diminuiscono). Le società
tradizionali, invece, concentrano tutto il surplus
nell’aristocrazia.
2.LA DISUGUAGLIANZA: I SISTEMI DI STRATIFICAZIONE
I
sistemi di stratificazione variano moltissimo. Ad esempio durante il feudalesimo troviamo la nobiltà, il clero e i contadini, mentre nella
Roma antica si parlava di aristocratici, plebei e schiavi.
Un sistema può essere chiuso o aperto. Nel primo caso i confini fra gli strati sono chiari e distinti, non ci sono matrimoni misti, la nascita determina la posizione nella società e i criteri per stabilire l’inclusione sono la stirpe e la pelle.
Nel sistema aperto i confini sono flessibili, è possibile cambiare status tramite i matrimoni, successi personali e denaro.
Un sistema può essere chiuso o aperto. Nel primo caso i confini fra gli strati sono chiari e distinti, non ci sono matrimoni misti, la nascita determina la posizione nella società e i criteri per stabilire l’inclusione sono la stirpe e la pelle.
Nel sistema aperto i confini sono flessibili, è possibile cambiare status tramite i matrimoni, successi personali e denaro.
Un
sistema che rafforza le differenze, in quanto sistema chiuso, è il
sistema
di casta.
Questo non consente alcuna mobilità sociale, infatti è vietato il
passaggio da una casta all’altra e sono consentiti matrimoni
soltanto tra persone della stessa classe sociale.
Il sistema sociale suddiviso in caste è sopravvissuto a millenni di storia e all'evoluzione della religione. Ogni casta (salvo l'ultima) ha interesse a mantenere il proprio status, impedendo alle persone della casta sottostante di accedere alla propria.
Oggi le caste sono molto rare perché le rivoluzioni hanno potuto, in qualche caso, scardinare questo status quo. Un esempio lo si può trovare nell’antica società indiana che era suddivisa nelle seguenti caste:
- Casta sacerdotale (brahmani): a loro era affidata l'interpretazione dei libri sacri, una funzione che consente ai sacerdoti il vero e proprio potere assoluto. Erano i sacerdoti a scegliere il re tra gli appartenenti alla classe dei guerrieri e ad educarlo alle funzioni governative.
- Casta dei guerrieri (satriya): i guerrieri avevano il compito di proteggere la classe sacerdotale e garantire lo status quo. All'interno della classe dei guerrieri i sacerdoti sceglievano il sovrano assoluto.
- Casta degli artigiani e mercanti (vaishya): all'interno di questa classe trovavamo gli agricoltori, gli artigiani e i mercanti. Questa classe deteneva il potere economico, ma era completamente asservita al volere dei brahmani e dei satriya.
- Casta dei servi (shudra): la casta degli shudra era composta dai servi e dai contadini.
- Casta degli schiavi (paria): l'ultima casta era formata dagli schiavi e dai popoli assoggettati.
Queste caste sono state abolite nel 1949, ma esistono tutt’ora molte sottocaste, che determinano lo status dell’individuo alla nascita. Il sistema di caste indiano è molto legato alla religione indù. Per elevarsi di status nell’esistenza successiva è necessario rispettare le regole della propria casta. Le caste superiori sono ritenute, in termini religiosi, più pure di quelle inferiori. I membri delle caste più basse sono ritenuti sporchi, spregevoli e impuri. Questo sistema è in declino nelle aree urbane mentre è ancora molto sentito nelle zone rurali.Il principale sistema di stratificazione sociale nelle società industriali del mondo occidentale è la classe. Non esiste un modo universalmente accettato per definire la classe. Alcuni ricercatori, infatti, usano l’occupazione come indicatore della posizione occupata nella società, altri il reddito dato dalla diversa occupazione oppure, infine, lo status o il prestigio dell’occupazione.
In Italia una classificazione delle classi sociali è stata data da Sylos Labini, che considera come base di misurazione il reddito. Identifica di conseguenza tre gruppi: la borghesia, le classi medie e la classe operaia. Utilizza questo modello strutturale per effettuare dei confronti storici e per poter parlare di mobilità sociale sia all’interno della stessa classe, che in classi differenti.
Possiamo prendere come esempio il sistema britannico che è diviso in quattro classi principali: la classe superiore ricca, la classe media superiore costituita da professionisti e nuovi ricchi, la classe media inferiore formata da impiegati qualificati e, infine, la grande classe operaia che occupa circa metà della popolazione. Questa situazione è conservata dall’eredità delle grandi fortune e dall’istruzione delle “public school”, scuole esclusive e costosissime come Oxford e Cambridge, da dove esce gran parte della classe dirigente.
Il sistema sociale suddiviso in caste è sopravvissuto a millenni di storia e all'evoluzione della religione. Ogni casta (salvo l'ultima) ha interesse a mantenere il proprio status, impedendo alle persone della casta sottostante di accedere alla propria.
Oggi le caste sono molto rare perché le rivoluzioni hanno potuto, in qualche caso, scardinare questo status quo. Un esempio lo si può trovare nell’antica società indiana che era suddivisa nelle seguenti caste:
- Casta sacerdotale (brahmani): a loro era affidata l'interpretazione dei libri sacri, una funzione che consente ai sacerdoti il vero e proprio potere assoluto. Erano i sacerdoti a scegliere il re tra gli appartenenti alla classe dei guerrieri e ad educarlo alle funzioni governative.
- Casta dei guerrieri (satriya): i guerrieri avevano il compito di proteggere la classe sacerdotale e garantire lo status quo. All'interno della classe dei guerrieri i sacerdoti sceglievano il sovrano assoluto.
- Casta degli artigiani e mercanti (vaishya): all'interno di questa classe trovavamo gli agricoltori, gli artigiani e i mercanti. Questa classe deteneva il potere economico, ma era completamente asservita al volere dei brahmani e dei satriya.
- Casta dei servi (shudra): la casta degli shudra era composta dai servi e dai contadini.
- Casta degli schiavi (paria): l'ultima casta era formata dagli schiavi e dai popoli assoggettati.
Queste caste sono state abolite nel 1949, ma esistono tutt’ora molte sottocaste, che determinano lo status dell’individuo alla nascita. Il sistema di caste indiano è molto legato alla religione indù. Per elevarsi di status nell’esistenza successiva è necessario rispettare le regole della propria casta. Le caste superiori sono ritenute, in termini religiosi, più pure di quelle inferiori. I membri delle caste più basse sono ritenuti sporchi, spregevoli e impuri. Questo sistema è in declino nelle aree urbane mentre è ancora molto sentito nelle zone rurali.Il principale sistema di stratificazione sociale nelle società industriali del mondo occidentale è la classe. Non esiste un modo universalmente accettato per definire la classe. Alcuni ricercatori, infatti, usano l’occupazione come indicatore della posizione occupata nella società, altri il reddito dato dalla diversa occupazione oppure, infine, lo status o il prestigio dell’occupazione.
In Italia una classificazione delle classi sociali è stata data da Sylos Labini, che considera come base di misurazione il reddito. Identifica di conseguenza tre gruppi: la borghesia, le classi medie e la classe operaia. Utilizza questo modello strutturale per effettuare dei confronti storici e per poter parlare di mobilità sociale sia all’interno della stessa classe, che in classi differenti.
Possiamo prendere come esempio il sistema britannico che è diviso in quattro classi principali: la classe superiore ricca, la classe media superiore costituita da professionisti e nuovi ricchi, la classe media inferiore formata da impiegati qualificati e, infine, la grande classe operaia che occupa circa metà della popolazione. Questa situazione è conservata dall’eredità delle grandi fortune e dall’istruzione delle “public school”, scuole esclusive e costosissime come Oxford e Cambridge, da dove esce gran parte della classe dirigente.
Il
ruolo dell’ideologia
L’ideologia è l’insieme delle credenze religiose, politiche ed economiche che costituiscono un insieme. L’ideologia dominante nella società è quella della classe dirigente.
Esiste poi la “falsa coscienza”, che è la rappresentazione della realtà da parte della classe subordinata in modo non oggettivo, in quanto non si rende conto di costituire un gruppo sfruttato. Gli individui attribuiscono l’origine della miseria al destino, a Dio o alla sfortuna.
La messa in dubbio dell’ordine del sistema nasce dall’acquisizione della “coscienza di classe”, a cui seguirà un conflitto di classe.
L’ideologia è l’insieme delle credenze religiose, politiche ed economiche che costituiscono un insieme. L’ideologia dominante nella società è quella della classe dirigente.
Esiste poi la “falsa coscienza”, che è la rappresentazione della realtà da parte della classe subordinata in modo non oggettivo, in quanto non si rende conto di costituire un gruppo sfruttato. Gli individui attribuiscono l’origine della miseria al destino, a Dio o alla sfortuna.
La messa in dubbio dell’ordine del sistema nasce dall’acquisizione della “coscienza di classe”, a cui seguirà un conflitto di classe.
1.LA DISUGUAGLIANZA
In
ogni società gli individui non sono tutti uguali. La
differenza non è solo determinata dal punto di vista biologico, ma
anche sociale, dalla possibilità di accedere a determinate risorse
che producono in chi le possiede, ricchezza, prestigio e potere.
Vediamo
che queste
ricompense sociali sono fonte di tensione, ingiustizia e violenza, si
trasmettono di generazione in generazione e interi settori ne sono
esclusi. In tutte le società, quindi, la disuguaglianza sociale
tocca intere categorie di persone, mentre in quelle primitive è
limitata a singoli individui per le qualità personali.
La
disuguaglianza porta ad una stratificazione della società.
Nella
gerarchia sociale, all’interno di ciascuno strato, quindi, gli
individui hanno le medesime opportunità di vita, cioè di godere
delle possibilità o opportunità che la società offre.
Importante
sottolineare che la posizione che occupiamo nella gerarchia determina
tutti gli aspetti della nostra vita.
mercoledì 24 dicembre 2014
10.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO E LE SOCIOLOGICHE MICRO
L’APPROCCIO
FENOMENOLOGICO E LE SOCIOLOGICHE MICRO: (anni ’60-’70)
Rinnovamento
nel modo di affrontare lo studio della sociologia, tralasciando lo
studio dei fenomeni sociali macroscopici, che coinvolgono tutta una
società (industrializzazione, burocrazia, classi sociali, ecc.) cioè
studi finalizzati allo studio della società nel su complesso)
Questi
nuovi studi si concentrano su fenomeni sociali microscopici; cioè
interazioni tra individuo e individuo in piccoli gruppi, in ambienti
particolari, in situazioni determinate, nella vita quotidiana.
L’atteggiamento
fenomenologico ritiene che non esista una realtà oggettiva, posta al
di fuori e indipendente dall’esperienza che ciascuno fa di essa; il
nostro vissuto personale e la nostra individualità contribuiscono a
far sì che la realtà ci appaia in un certo modo e che il nostro
agire sia finalizzato a trasformarlo nella direzione che crediamo
migliore. Dal punto di vista sociologico, questo comporta che i
fenomeni sociali vadano fondamentalmente interpretati attraverso i
vissuti personali di chi vi prende parte.
L’INTERAZIONISMO
SIMBOLICO di Herbert Blumer (1900-1987)
L’interazione
simbolica avviene tra due o più persone grazie ad uno scambio di
simboli ( linguaggio verbale o non verbale); quindi necessariamente
basata su un complesso sistema di interpretazione del signficato dei
simboli che vengono utilizzati. La sociologia cerca di
interpretare le singole interazioni tra attori sociali e i diversi
linguaggi usati si scopre l’importanza per la società di fenomeni
precedentemente trascurati come la moda, l’uso del corpo, la
comunicazione interpersonale.
L’APPROCCIO
DRAMMATURGICO di Erving Goffman (1922-1982)
Descrive
la vita sociale come un palcoscenico sul quale gli individui si
muovono come attori che interpretano la propria parte
L’agire
umano non è solo strumentale, finalizzato a certi obiettivi, ma
influenzato dal modo in cui l’individuo vuol apparire agli altri e
dal metodo che egli ritiene più opportuno per valutare le reazioni
degli altri.
L’ETNOMETODOLOGIA
di Harold Garfinkel (1917)
Studio
dei procedimenti più comuni utilizzati in una certa società o in un
gruppo per dare ai propri comportamenti una coerenza e una
comprensibilità che li rendano chiari per gli altri.
Studio
dei modi in cui si svolgono le più banali conversazioni e
interazioni quotidiane, con lo scopo di far emergere ciò che è
dato per scontato, ciò che non viene detto, ma deve essere comunque
conosciuto da entrambi gli interlocutori, perché possa avvenire
l’interazione.
9.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: LA TEORIA DEL CONFLITTO E LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
La Teoria
del Conflitto
Questa
prospettiva sottolinea gli aspetti conflittuali
presenti nella società ed afferma che non sempre sono visibili
apertamente. Inoltre evidenzia il fatto che i conflitti interni della
società sono superiori alla stabilità dell'ordine sociale, e che
nessun ordine è in grado di eliminare una volta per tutte questi
conflitti. Secondo questa teoria permane l'idea che la società è
un tutt'uno organico, un sistema, una struttura. Ci sono però due
conclusioni opposte:- La società non risolve i problemi che sorgono
al suo interno;- La società funziona, ma non in modo corretto..
WRIGHT
MILLS (1912-1962) è il suo maggiore esponente.
La
scuola di Francoforte
Principali
esponenti: Theodor Adorno (1903-1969), Max Horkeimer (1895-1973),
Herbert Marcuse (1897-1979).
TEORIA
CRITICA: da un lato descrizione dei fenomeni sociali, dall’altro
denuncia il cambiamento delle forme di dominio economico e politico
di una parte della società su tutto il resto.
SOCIETÀ
DI MASSA: un sistema in cui la grande maggioranza della popolazione
può accedere alle risorse economiche, politiche e culturali.
Essa non comporta una riduzione della disuguaglianza e del dominio,
anzi si allarga dalla dimensione lavorativa a tutti gli ambiti di
vita, incluso il tempo libero.
La
libertà individuale che sembra essere aumentata è una pura
finzione, essendo soggetti a strumenti di dominio e di coercizione di
cui non ci rendiamo conto: pubblicità , mass media, consumismo.
8.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: TALCOTT PARSONS
Talcott
Parsons e la Teoria dello Struttural- Funzionalismo
Talcott Parsons è stato un sociologo statunitense che ha prodotto una teoria generale per l'analisi della società, chiamata "Struttural- Funzionalismo".
Lo Struttural-Funzionalismo interpreta la società industriale come un sistema ben funzionante in cui i problemi sociali tendono progressivamente a trovare una loro soluzione.
Quando si parla di sistema, si intende una realtà composta da più elementi interdipendenti tra loro, che nell'insieme formano un tutt'uno organico, retto da proprie leggi; nessuno di questi elementi è presente per caso, tutti svolgono una funzione specifica e servono in qualche modo alla conservazione del sistema stesso.
Il sistema tende alla sua conservazione e al suo equilibrio, sia in relazione ad altre realtà esterne sia in relazione alle forze che agiscono al suo interno.
La famiglia, la scuola, le istituzioni religiose compongono il sistema sociale e svolgono determinate funzioni, che sono utili al mantenimento da esso raggiunto.
Secondo Parsons il compito della sociologia è quello di indagare le condizioni dell'ordine e dell'integrazione sociale piuttosto che spiegare il mutamento sociale, che è visto come un "errore" nel normale funzionamento della società, che non ha saputo mantenere il proprio equilibrio.
Talcott Parsons è stato un sociologo statunitense che ha prodotto una teoria generale per l'analisi della società, chiamata "Struttural- Funzionalismo".
Lo Struttural-Funzionalismo interpreta la società industriale come un sistema ben funzionante in cui i problemi sociali tendono progressivamente a trovare una loro soluzione.
Quando si parla di sistema, si intende una realtà composta da più elementi interdipendenti tra loro, che nell'insieme formano un tutt'uno organico, retto da proprie leggi; nessuno di questi elementi è presente per caso, tutti svolgono una funzione specifica e servono in qualche modo alla conservazione del sistema stesso.
Il sistema tende alla sua conservazione e al suo equilibrio, sia in relazione ad altre realtà esterne sia in relazione alle forze che agiscono al suo interno.
La famiglia, la scuola, le istituzioni religiose compongono il sistema sociale e svolgono determinate funzioni, che sono utili al mantenimento da esso raggiunto.
Secondo Parsons il compito della sociologia è quello di indagare le condizioni dell'ordine e dell'integrazione sociale piuttosto che spiegare il mutamento sociale, che è visto come un "errore" nel normale funzionamento della società, che non ha saputo mantenere il proprio equilibrio.
lunedì 22 dicembre 2014
7.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: LA SCUOLA DI CHICAGO
La
sociologia nel XX secolo:
La sociologia si sviluppa soprattutto negli Stati Uniti, caratterizzandosi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che sorgono nella società industriale.
La sociologia si sviluppa soprattutto negli Stati Uniti, caratterizzandosi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che sorgono nella società industriale.
La
sociologia in Europa inizialmente era concentrata sulle problematiche
di carattere generale legate al fenomeno dell’industrializzazione.
La sociologia americana compie indagini su larga scala finalizzate
alla comprensione ed eventuali soluzioni a problemi concreti,
circoscritti ad aree particolari, ad esempio la povertà, la
delinquenza , l’urbanizzazione,ecc…). la sociologia europea si
caratterizza per il suo atteggiamento meno teorico e più pragmatico,
interessato anche al perfezionamento di molte metodologie ancora in
uso.
La scuola di Chicago
Ha una posizione di rilievo con numerose ricerche tra l’inizio del
secolo e la Seconda Guerra mondiale. Questa scuola si interessò
di nuovi studi e problematiche (gli stili di vita delle classi
sociali , il vagabondaggio , i ghetti ecc…). La gran parte
degli studiosi e dei ricercatori faceva parte del dipartimento
universitario. Con questa scuola la sociologia inizia a proporsi
anche come strumento a disposizione dell’amministrazione pubblica
per cercare di governare meglio le eventuali evoluzioni,tensioni o
problemi sociali.
L’opera
principale di questa scuola è “Il CONTADINO POLACCO” di Thomas e
Znaniecki. Questo libro compie uno studio sull’ immigrazione dei
Polacchi verso l’America e l’effetto che essa ebbe sul loro
comportamento, sui loro valori,sulle loro tradizioni. È da
considerarsi un’opera importante non solo dal punto di vista
sociologico ma anche da quello metodologico.
6.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: VILFREDO PARETO
Vilfredo
Pareto (1848 – 1923)
Opere:
- Trattato di sociologia generale(1916)
Famoso
economista italiano, studioso dei comportamenti economicamente
razionali, che portano al massimo benessere in situazioni
prefissate.
I
comportamenti sociali sono emotivi, tradizionali, rituali o
rigidamente ideologici, in breve irrazionali; i comportamenti sono
oggetto di studio della sociologia.
Pareto
distingue tra azione logica e azione non logica;
Azione
Logica : c’è corrispondenza tra percezione soggettiva della realtà
e la realtà stessa; sono molto poche; l’individuo sceglie il mezzo
giusto per ottenere il fine che vuole raggiungere.
Azione
non logica : si crede di ottenere un certo risultato ma se ne ottiene
un altro; anche se dal punto di vista di chi agisce anche queste sono
logiche.
La
realtà oggettiva di quei mezzi o di quel fine si rivela diversa
dalla percezione soggettiva che noi avevamo.
La
vita e la società sono determinate dalle azioni non logiche.
Teoria
elitista della società:
Le
azioni non logiche possono talvolta essere utilizzate come strumenti
per ottenere un fine concreto, in funzione di un’azione logica;
Esempio:
la religione, azione non logica, finalizzata ad ottenere consenso e
approvazione per fortificare il proprio potere nella società.
Questo
per dire che quegli individui che si comportano così sono più
scaltri, e destinati ad occupare posizioni di comando, e quindi ad
essere l’elite dirigente della società.
5.STORIA DELLA SOCIOLOGIA: MAX WEBER
Max
Weber (1864 – 1920 )
Opere:
- L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904),
Economia e società
Studio
del processo di razionalizzazione della società industriale, cioè
dell’atteggiamento dell’uomo davanti al cosmo, per cui crede che
vi siano sempre delle cause comprensibili che spieghino i fenomeni,
piuttosto che decisioni e volontà di esseri soprannaturali.
Ne deriva: fiducia verso il progresso, capacità tecnologiche, organizzazione sociale, divisione del lavoro e pianificazione delle azioni individuali (coordinate dentro organizzazioni vaste e rigide, come ospedali, scuole, trasporti e fabbriche).
Ne deriva: fiducia verso il progresso, capacità tecnologiche, organizzazione sociale, divisione del lavoro e pianificazione delle azioni individuali (coordinate dentro organizzazioni vaste e rigide, come ospedali, scuole, trasporti e fabbriche).
Parallelamente
abbiamo la secolarizzazione: perdita di valore nelle credenze
religiose e superstizioni tradizionali ( mondo disincantato). Il
processo di razionalizzazione nasce da una concezione religiosa, il
protestantesimo, che ha portato al capitalismo ( un produttore di
ricchezza che non gode delle ricchezze, perché le reinveste per
averne di più, sia per comprendere quanto Dio gli sia vicino e
quindi una eventuale salvezza nell'aldilà, sia per lo stile di vita
sobrio e contrario ai lussi) ; il lavoro è uno strumento volto ad
incrementare la gloria di Dio e per dare un nuovo ordine al mondo.
L’agire
sociale
1.Fedeltà
ad una tradizione (agire per abitudine) : AZIONE TRADIZIONALE
2.Affettività
spontanea (soddisfare un bisogno, un desiderio) : AZIONE AFFETTIVA
3.
Razionalità rispetto un valore ( non per un risultato pratico, ma
per rimanere fedele a un principio) :AZIONE RAZIONALE RISPETTO
AL VALORE
4.Razionalità
rispetto allo scopo (prevedere e calcolare, valutando le conseguenze : AZIONE RAZIONALE RISPETTO ALLO SCOPO
Questi
quattro modelli vengono chiamati “Tipi ideali dell’azione
sociale” , queste astrazioni permettono di indagare e comprendere i
vari fenomeni sociali, confrontando tra loro le varie azioni
(sociologia comprendente).
La
società è il risultato delle azioni individuali, ciascuno tiene
conto dell’azione dell’altro e le dà un senso; non sono prodotti
di un sistema autonomo dotato di leggi proprie ( come pensava
Durkheim).
All’origine
del vivere sociale esistono delle interpretazioni condivise che
evitano i fraintendimenti , su regole morali, eventi comportamenti.
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