domenica 3 novembre 2013

HENRY FORD



11. LA SOCIALIZZAZIONE: CARATTERISTICHE


    La società si riproduce nei nuovi nati, formando in loro conoscenze, abilità e tratti della personalità caratteristici ( diventiamo italiani, perchè ci formano fin da piccoli ad esserlo: apprendendo l'italiano, imparando a fare le cose alla nostra maniera, sviluppando aspetti del caratteri tipici della nostra etnia).
  • Contenuti e risultati:
     sviluppiamo le nostre capacità cognitivo-sociali,  creiamo il concetto di sé, l'autostima, formiamo le opinioni,  gli atteggiamenti, le  linee di condotta,  le nostre motivazioni: in pratica la socializzazione agisce in modo decisivo sulla formazione della personalità e sul  comportamento;
    inoltre molte delle varie abilità che possediamo,  ad esempio: conoscere un linguaggio, vestirsi, la capacità di comunicazione;
    per concludere: interiorizziamo le varie norme,  i valori e le credenze proprie della nostra cultura.
  • Meccanismi della socializzazione:
    le varie motivazioni intrinseche ci spingono a imparare e a mettere in pratica quello che ci insegnano;
    inoltre entrano in funzione tutti i meccanismi di apprendimento: il condizionamento e gli apprendimenti cognitivi; l'imitazione; l'identificazione.
    Tutto ciò fa sì che gli individui siano tutti diversi; ma essi sono comunque all'interno di una stessa società e quindi si rassomigliano.
  • Durata:
    la socializzazione dura tutta la vita, anche se la prima fase è quella più importante.
  • Differenze sociali:
    all'interno della società esistono delle differenze legate al sesso, alla classe sociale e all'età.
    SESSO: i maschi sono orientati alla professione e ai rapporti formali,
    le femmine agli affetti e alla vita domestica.
    CLASSE: quella operaia è più formata al rispetto dell' autorità e regole,
    quella media all'elasticità e all'autonomia.
    ETA': infanzia: ci sono delle finalità  e degli obiettivi di formazione molto ampi:linguaggio, relazionarsi, formazione del sè.......;
  • adolescenza:gli individui all'interno di questa fase  sono invece orientati a fini particolari: formarsi per trovare un lavoro, ad esempio, oppure a sposarsi;
  • adulti:approfondiscono ciò che hanno iniziato nell'adolescenza. In questa fase si bada meno ai   formalismi e più alla sostanza delle cose;
  • vecchiaia: avviene una rottura con il passato e non c'è un orientamento verso il futuro.

HENRY FORD



10.LA SOCIALIZZAZIONE

La socializzazione è un processo di interazione sociale attraverso il quale gli individui acquistano la loro personalità, apprendono modelli di comportamento e abilità diverse.

Questo comprende influenze di ogni genere, sia positive che negative. Al 
contrario dell'educazione, che è pur sempre compresa nella socializzazione, la socializzazione è un concetto neutro poiché non implica un ideale da perseguire.
La socializzazione è costituita da capacità cognitivo-sociali, dal concetto di sé, dall'autostima, dalle opinioni e dagli atteggiamenti che producono la personalità e il comportamento dell' individuo. Altri contenuti sono il linguaggio, il modo di vestire e la capacità di comunicare che producono le abilità.
Tutti cresciamo e viviamo in una società ed è quindi naturale che l'ambiente sociale rappresenti una parte notevole del nostro mondo. La società agisce su di noi attraverso i genitori, gli amici, la scuola, i mezzi di comunicazione di massa, ed esercita un potere enorme sulla formazione della nostra personalità, ma anche delle nostre convinzioni, dei nostri atteggiamenti, delle nostre decisioni ed azioni.

GEORGE GROSZ



9. TIPI DI SOCIETA'

Le varie società si possono classificare secondo l’uso delle tecnologie 
per rapportarsi con l’ambiente naturale.
Le società CACCIA E RACCOLTA sono costituite da un numero ristretto di individui sempre in movimento e liberi sul territorio, hanno bisogno di ampi spazi, hanno pochi beni, pochi bisogni e pochi status. La famiglia è l’unica istituzione definita. Questa società è tipica degli indiani nativi d'America.
Le società PASTORALI nascono 10-12000 anni fa 
in regioni desertiche scarsamente agricole. La loro unica tecnologia affidabile e produttiva è la pastorizia. Le persone che vivono in questo tipo di società producono un surplus scambiabile ( cioè un eccedenza di produzione che non consumano, ma possono scambiare con altri gruppi per avere ad esempio oggetti o manufatti o altri tipi di alimenti) e hanno proprietà trasportabili, ma elaborate. Un esempio sono le popolazioni del deserto che vivono in tende e le loro ricchezze sono gioielli e tappeti.

Le società ORTICOLE sono nate 10-12000 anni fa. Le popolazioni sono relativamente stanziali, producono un surplus e hanno un’organizzazione sociale. Vi sono frequenti guerre per il territorio. Tipica di questa società è l’agricoltura itinerante praticata, per esempio, dalle popolazioni della foresta dell’Amazzonia.
Le società AGRICOLE nascono 6000 anni fa e aumentano la loro produttività grazie all’utilizzo dell’aratro. Sono costituite da milioni di persone che si aggregano nelle prime città per avere una possibilità di lavoro e uno scambio di beni. Un esempio di queste società è quella dell’ Antico Egitto. Inoltre nascono la moneta e la scrittura.
Le società INDUSTRIALI si sviluppano in Inghilterra circa 250 anni fa. Queste hanno grandi dimensioni (megalopoli) e sono urbanizzate. Utilizzano macchine per la produzione e sfruttano le fonti di energia. C’è una complessa divisione della società e, quindi, un maggior divario tra ricchi e poveri che, a sua volta, può comportare la perdita di istituzioni tradizionali come la famiglia, la religione… Questo tipo di società si fonda sulla scienza e sull’istruzione. I problemi principali sono le guerre e l’inquinamento che è la principale causa di morte.


GEORGE GROSZ



8.COMPONENTI DELLA SOCIETA'

La società è composta da status, ruoli, gruppi e istituzioni. Lo status è la posizione che l’individuo occupa nella società e può essere attribuito, per nascita, età e il sesso o conseguito, ovvero determinato da ciò che otteniamo con le nostre capacità e volontà. Lo status comporta un compito nella società, una condizione economica, prestigio e potere.
Nelle società semplici abbiamo la presenza di pochi status (Es: contadino, soldato) e, quindi nel corso della vita di una persona cambiano poco. Nelle società complesse, invece, ci sono molti status (Es: manager, operaio, personal trainer) perciò possono cambiare più frequentemente; ogni persona ha molti status ( padre, fratello, figlio, nonno, operaio,
pensionato) tuttavia ha uno status più importante detto status chiave, che è in genere l'occupazione lavorativa, a cui facciamo riferimento per desciverci.

Il ruolo è un complesso di azioni che spettano ad un determinato status o 
compito. È definito da norme obbligatorie (per esempio l’obbligo dell’insegnante di spiegare), facoltative (sempre nel caso dell’insegnante che non ha l’obbligo di essere simpatico, ma dipende dalla sua scelta) e da norme talvolta ambigue (un esempio è il ruolo del genitore che deve essere severo e comprensivo allo stesso tempo). Si parla di conflitto di ruolo quando due o più ruoli sono difficilmente conciliabili, un esempio è la mamma in carriera. C’è la tensione di ruolo quando le aspettative sono contraddittorie: ci si aspetta comportamenti opposti contemporaneamente.

I
gruppi sono costituiti da più persone che interagiscono ordinatamente 
sulla base di aspettative reciproche. In essi si realizza il comportamento. Ad esempio la famiglia o i colleghi di lavoro.

Le istituzioni sono un insieme di valori o norme che si sviluppa per 
soddisfare un bisogno sociale. Prendono la forma di organizzazioni finalizzate a uno scopo (Es: famiglia, scuola, religione, scienza, sport…). Le istituzioni non si identificano con le persone o i luoghi in cui si sviluppano, sono collegate tra loro a rispecchiare finalità simili e norme simili e il cambiamento di una si ripercuote sulle altre. Le regole in genere sono fissate saldamente.
In una società le categorie di persone sono disposte in ordine gerarchico, questa è chiamata stratificazione sociale. Gli strati si distinguono l’uno dall’altro per: accesso alle risorse, status, lo stile di comportamento (ad esempio il giovane si comporta in un certo modo rispetto agli adulti) e le occupazioni tipiche (Es: operaio, dirigente...).




COCO CHANEL


7.LA SOCIETA'

La società è importante perché senza di essa non potremmo sopravvivere, specialmente il neonato, che ha bisono di cure e attenzioni. La società in cui viviamo, inoltre, influisce moltissimo su di noi e condiziona largamente la nostra esistenza; ma anche gli individui singoli hanno un' influenza anche se modesta sulla società in generale.
La società non si identifica con lo Stato ( cioè l'istituzione politica) o la nazione, che è composta da varie società più piccole.
Ogni società è diversa: per noi uomini questa differenza è data dalla cultura, mentre per gli animali ciò è dato dalla diversità delle specie. Non tutti gli animali però formano società. Quelli che le formano lo fanno per sopravvivere e proteggersi, come nel caso dei leoni.
È importante dire che una società si costituisce se gli individui occupano lo stesso territorio, se hanno una cultura comune e se si sentono appartenenti allo stesso gruppo. La società non è un aggregato casuale, le interazioni non avvengono a casaccio in quanto esistono delle regole ed esiste una struttura in cui le parti sono organizzate e correlate. 

sabato 2 novembre 2013

COCO CHANEL



6.LA CULTURA

La cultura ha sostituito gli istinti nell'uomo durante il processo evolutivo. Comprende tutti i prodotti condivisi di una società e può essere:
  1. Materiale (manufatti cioè oggetti, case, macchine…)
  2. Non materiale ( linguaggio, idee, le conoscenze scientifiche, le credenze religiose…)
 Gli animali  sono dotati  di pelliccia, artigli, ali, capacità mimetiche o di altro  per  potersi  adattare all'ambiente in cui vivono, sopravvivere, sfuggire ai predatori.
Gli uomini invece dispongono della cultura, che è tutto il bagaglio di conoscenze e tecniche elaborato e perfezionato nei secoli.
Solo grazie ad essa dominiamo e modifichiamo gli ambienti in cui viviamo.

Le norme, i tabù e gli shock culturali
Le norme sono le regole della nostra società e possono essere:
  1. Usi: riguardano per lo più aspetti della vita quotidiana (cose che mangiamo/beviamo, modo di vestirsi…);
  2. Costumi : hanno un significato morale e legale (rispettare il prossimo, svolgere con coscienza il proprio lavoro, non rubare); spesso sono codificati in leggi, ma non è sempre così, ad esempio il divorzio può essere consentito dalle leggi, ma essere scoraggiato di fatto e considerato un'azione riprovevole. In genere chi trasgredisce viene punito
  3. Leggi: norme codificate e scritte.
I tabù sono comportamenti giudicati disgustosi da una cultura anche al solo pensiero ( ad esempio mangiare carne umana o l'incesto). Possono essere anche animali ( il maiale per i popoli arabi), luoghi ( un luogo sacro), persone ( i fuori casta in India) o oggetti.
Gli shock culturali sono reazioni di stupore o di forte impressione (anche violenta) di fronte a dei comportamenti o a dei prodotti di altre culture. Ad esempio le abitudini alimentari dei vari popoli sono fonte di reazione piuttosto violenta, dato che alcuni mangiano larve o animali di compagnia.


DIANE ARBUS


5.LE PRINCIPALI PROSPETTIVE SOCIOLOGICHE ATTUALI

Dai grandi autori di opere sociologiche del passato ( Durkheim, Marx, Weber) si sono sviluppati degli orientamenti di ricerca molto diversi. I sociologi, che si rifanno a una o all'altra prospettiva, analizzano e studiano la società spiegandola con conclusioni spesso divergenti
Le principali prospettive teoriche attuali sono:
  1. PROSPETTIVA FUNZIONALISTA ( da Durkheim): la società è formata come un organismo di parti collegate (capi, operai, studenti, insegnanti…). Afferma che la società tende a essere un sistema organizzato, stabile, integrato i cui membri hanno stessi valori di base, perciò le situazioni di divergenza o conflitto ( guerre, divorzi, terremoti, crisi..) sono momentanei.
  2. PROSPETTIVA DEL CONFLITTO ( da Marx): si creano conflitti tra i gruppi per vari interessi (le classi sociali sono in conflitto per potere e denaro, ma anche genitori contro figli, maschi contro femmine…). Non esiste un vero consenso generale, poiché chi ha il potere costringe gli altri ad adeguarsi. La gente è più unita al suo gruppo per i conflitti con altri gruppi. Inoltre è grazie ai conflitti che la società si evolve. Le disfunzioni sono definite come effetti necessari per il raggiungimento degli interessi di un gruppo.
  3. PROSPETTIVA INTERAZIONISTA ( da Weber): Studia l’interazione nella vita quotidiana e come gli individui interpretano le situazioni. Le principali strutture della società (stato, economia..) nascono dalle interazioni.
In conclusione possiamo dire che nessuna di queste prospettive è migliore dell’altra, poiché ognuna fornisce un contributo sui vari interrogativi che riguardano il cambiamento sociale.



BAUHAUS



4.ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA

Nel XIX secolo, nel contesto della Rivoluzione Industriale, di fronte allo scompiglio e ai rapidi cambiamenti di valori, costumi e metodo di lavoro si cercò di comprendere cosa stava accadendo.
Altri fattori furono: i rapidi sviluppi delle altre scienze ( elettricità, nuove energie, siderurgia) e il contatto costante e duraturo con altre civiltà colonizzate.

Primi sociologi
Auguste Comte (1798-1857) coniò il termine sociologia.
Secondo Comte la sociologia avrebbe favorito il progresso, guidato l’umanità - Studio della dinamica e statica sociale.

Herber Spencer (1820-1903) paragona la società a un organismo vivente, in cui le varie parti sono interdipendenti e funzionano per la sopravvivenza della società - Dalle forme più semplici, le società si evolvono in complesse (Darwin applicato alla società)
- teoria conservatrice: no alle riforme sociali, in quanto distorcono il ”naturale” processo evolutivo.


Karl Marx (1818-1883 ) ha avuto un' influenza immensa sulla storia e la cultura. Secondo Marx dalla struttura economica deriva la sovrastruttura ideologica, culturale, religiosa – la storia è la storia di lotta di classe, non c'è un' armonia sociale; compito dello scienziato è cambiare il mondo.

Emile Durkheim (1857-1917) si domanda come si stabilisce l’ordine sociale, il consenso, la coesione sociale; risposta: grazie alle convinzioni e i valori (la coscienza collettiva) e i rituali religiosi - la società moderna è più differenziata dalle primitive, e la coscienza collettiva si è indebolita (divisione sociale) – studio sul suicidio in modo scientifico, critica di opinioni comuni sull’argomento, spiegandolo come effetto della disintegrazione sociale.

Max Weber (1864-1920) ha avuto una grande influenza sulla sociologia; critica Marx: anche fattori come la religione possono avere effetti sulla struttura economica. – Elaborazione degli ideal-tipi: riconoscere ciò che è tipico, essenziale nei fenomeni; critica del mondo capitalista: mondo “disincantato”, mondo ordinato e organizzato, privo di significati e valori tradizionali, finalizzato all’efficienza e al profitto.




BAUHAUS



3.LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA

La scienza utilizza l'analisi sistematica di dati verificabili per elaborare generalizzazioni sull’ordine dei fenomeni allo scopo di:
analizzare e spiegare i rapporti causa-effetto e di
predire, date le stesse condizioni, cosa deve accadere.

Spesso è in contrasto con il senso comune, propone sfide, contraddice verità sacre, critica le sue stesse elaborazioni.

La sociologia cerca di elaborare generalizzazioni e usa i metodi di indagine delle altre scienze per arrivare a conclusioni esatte: teorie, analisi di dati, esperimenti, osservazioni. Inoltre utilizza metodi specifici della disciplina come le inchieste.
La sociologia è meno avanzata rispetto alle altre scienze, è una
disciplina relativamente recente, inoltre lo studio del comportamento umano presenta difficoltà: il comportamento muta se osservato, gli individui a volte non cooperano oppure mentono, spesso non è possibile effettuare certi esperimenti per motivi etici, sono moltissime cause in gioco nel comportamento.


DIANE ARBUS


2.LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA

La scienza utilizza l'analisi sistematica di dati verificabili per elaborare generalizzazioni sull’ordine dei fenomeni allo scopo di:
analizzare e spiegare i rapporti causa-effetto e di
predire, date le stesse condizioni, cosa deve accadere.

Spesso è in contrasto con il senso comune, propone sfide, contraddice verità sacre, critica le sue stesse elaborazioni.

La sociologia cerca di elaborare generalizzazioni e usa i metodi di indagine delle altre scienze per arrivare a conclusioni esatte:teorie, analisi di dati, esperimenti, osservazioni. Inoltre utilizza metodi specifici della disciplina come le inchieste.
La sociologia è meno avanzata rispetto alle altre scienze, è una
disciplina relativamente recente, inoltre lo studio del comportamento umano presenta difficoltà: il comportamento muta se osservato, gli individui a volte non cooperano oppure mentono, spesso non è possibile effettuare certi esperimenti per motivi etici, sono moltissime cause in gioco nel comportamento.

DIANE ARBUS












1.LA SOCIOLOGIA: introduzione

Gli esseri umani si interrogano su se stessi: ad esempio: perché formiamo famiglie? Perché siamo diversi? Perché trasgrediamo? Perché c’è la guerra? Nei secoli ci sono state le varie risposte del senso comune, del mito, della religione.
Nell’ultimo secolo si è cercato una risposta scientifica per comprendere la società e l’agire umano.
La sociologia ha un oggetto molto vario e ampio, quindi risposte
ancora imperfette ai problemi sollevati.

La prospettiva sociologica ci spinge a guardare alla/e società
per interpretarla/e scoprire una razionalità, scoprire quanti punti diversi dal nostro esistono.

Premesse della sociologia:
L’uomo è un “animale sociale”, deve convivere con altri esseri umani per sopravvivere.
Il comportamento è influenzato dai gruppi di appartenenza e dall’interazione sociale tra i gruppi.
Abbiamo quindi lo studio del gruppo e delle interazioni, non dell’individuo isolato.

L’immaginazione sociologica ci permette di:
uscire dalla nostra ottica limitata dalle esperienze individuali nei nostri ambiti;
di guardare la società in generale;
di vedere il nesso tra eventi privati e sociali;
di capire che la vita sociale non consiste in una serie di eventi
casuali e che la vita sociale segue modelli.